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Così gli stress test incideranno sui nuovi requisiti di capitale

Gli stress test 2016 non hanno previsto formalmente l’applicazione di nessuna soglia minima di capitale. Nessuna bocciatura, insomma. Ma allora, viene da chiedersi, a che cosa servono? Gli esiti delle prove da sforzo condotte da Eba e Bce costituiranno un bagaglio di informazioni preziosissimo in vista degli Srep 2016. Ma ciò che più conta è che, nonostante l’assenza dell’asticella minima, l’eventuale mancato superamento del 5,5% in termini di Cet 1 ratio impatterà inevitabilmente, anche se non in maniera meccanica, sui risultati del processo di revisione e valutazione prudenziale sulla banche Ue, processo che è in atto e arriverà a conclusione a fine anno (come si vede nel grafico a lato). Come in un gioco di specchi, insomma, i risultati dei test appena conclusi faranno parte integrante degli Srep da cui scaturiranno, questa volta sì, le asticelle patrimoniali minime per il prossimo anno.

Le richieste della Bce

Per capire nel dettaglio in che modo i test impatteranno sulla vita futura degli istituti – in particolare di quelli che hanno mostrato condizioni di fragilità patrimoniale nello scenario avverso – bisogna fare però un passo indietro. E descrivere come è costruita la domanda futura di capitale minimo da parte della Vigilanza, domanda che va ad analizzare il profilo di rischio individuale di ogni istituto e lo incasella nei requisiti del cosiddetto secondo Pilastro (Pillar 2). Se l’anno scorso il requisito di Pillar 2 era unico e vincolante, questìanno – ed è una vera novità per il comparto – la Bce ha deciso di sdoppiare il dato: al termine dello Srep, la Vigilanza invierà alle banche una lettera contenente due numeri. Uno, più importante, è il requisito minimo di patrimonio, che ha valore vincolante. L’altro, più alto, è la cosiddetta “Pillar 2 guidance”, ovvero un riferimento a cui le banche devono tendere.

L’eventuale mancato rispetto della guidance non produce alcun effetto legale, nessuna multa. Questo non significa che sia da trascurare. Anzi la Bce ha fatto sapere che si “aspetta” il rispetto di questa indicazione. La guidance di capitale rappresenta insomma un cuscinetto di capitale di sicurezza, che va a sommarsi ai requisiti minimi patrimoniali (il cosiddetto Pillar 1), ai requisiti di secondo pilastro e i diversi buffer di capitale supplementare aggiuntivi (dal capitale conservation al countecyclical). Avere un cuscinetto di guidance Pillar 2 abbondante è dunque una garanzia per gli investitori in caso di eventuale erosione del capitale.

Dagli stress test agli Srep

E qua torna in gioco l’esito degli stress test. Perché per definire le indicazioni di capitale di secondo pilastro, la Bce, nonostante le rassicurazioni, terrà inevitabilmente in considerazione anche il risultato delle prove appena concluse. In particolare di quelle relative allo scenario avverso. A fare fede, a quanto risulta a Il Sole 24Ore da indicazioni Bce, sarà proprio l’eventuale carenza di capitale registrata rispetto alla soglia del 5,5%. Nel dettaglio, l’impatto quantitativo finirà nella definizione della guidance. L’esito “qualitativo” degli andamenti delle prove (cioè l’agilità con cui una banca ha superato l’esame) finirà invece, in maniera più stringente, nella definizione dei requisiti minimi, in particolare negli elementi di risk governance. Da qua si capisce l’urgenza con la quale Mps, che ha mostrato una forte fragilità nello scenario avverso, ha messo in campo un aumento di capitale e varato un piano di pulizia delle sofferenze.

Le prospettive

Ma quali sono le attese per i prossimi Srep? I vertici dell’Ssm hanno già fatto sapere in più occasioni che l’attuale livello di capitale delle banche dell’area euro è soddisfacente. Un livello che, a parità di condizioni, non verrà ritoccato al rialzo quest’anno. Ecco perché la Bce ha fatto sapere che i risultati degli stress test non dovrebbero comportare un aumento del livello complessivo di domanda di capitale nel sistema. Se le capital decision degli Srep 2015 erano frutto della somma di Pillar 1, Pillar 2 e dei diversi buffers, quest’anno le cose sono insomma destinate a cambiare: alla luce dell’introduzione della guidance di secondo pilastro, la richiesta di capitale minima (in termini di somma di Pillar 1 e Pillar 2) verrà abbassata rispetto allo scorso anno, a parità di condizioni. L’effetto finale è che, ceteris paribus, la soglia sotto la quale scattano restrizioni per la distribuzione degli utili (la cosiddetta Mda, Maximum Distributable Amount) è destinata a scendere rispetto al 2015. Nello stesso tempo, invece, la domanda complessiva di capitale, incluso il cuscinetto relativo alla guidance di Pillar 2, è destinata a rimanere in linea con il 2015. In teoria, una bella boccata d’ossigeno, soprattutto per le banche italiane.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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