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I fondi esteri studiano il piano Npl

Un progetto che sarebbe stato discusso tra i grandi investitori esteri, anche se per ora non sarebbe stato presentato nè al governo nè ai vertici del Governo o di Cdp. Una possibile soluzione al problema degli Npl italiani gira da qualche settimana tra i colossi degli investimenti stranieri.
I grandi fondi internazionali, da Fortress a Lone Star fino ad Apollo e Cerberus, per ora stanno alla finestra sul dossier Atlante 2, come è ormai stata identificata la possibile seconda tornata di investimenti a favore del veicolo che dovrebbe comprare i miliardi di non performing loan delle banche italiane più fragili: come ad esempio Mps, per la quale si prevede entro fine luglio l’annuncio di una transazione su 10 miliardi di sofferenze come richiesto dalla Bce, e le venete, come Popolare Vicenza e Veneto Banca.
Tuttavia un coinvolgimento dei colossi americani delle «special situation» non sarebbe impossibile, nel caso le condizioni proposte fossero in qualche modo allettanti. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, una base di discussione esisterebbe già con alcuni passaggi fondamentali.
Il progetto si basa su un contesto in cui in Italia le sofferenze al lordo degli accantonamenti al 31 dicembre 2015 ammontano a circa 200 miliardi. L’esposizione netta risulta pari a 80 miliardi.Il netto di bilancio risulta pari al 40% della esposizione complessiva.
Considerato il miglioramento, anche se ancora non totalmente operativo, delle tempistiche legate ai recuperi giudiziali e le Gacs, i prezzi medi dei portafogli di Npl sono aumentati. Il gap tra domanda e offerta si è quindi ridotto .
Il piano si basa su una struttura in cui i non performing loan delle banche vengano trasferiti ad un veicolo di cartolarizzazioni ex-articolo 130. Con la seguente struttura del capitale: un finanziamento assistito da Gacs o fornito dallo stato o da Cdp al 60% (tranche senior) con un costo pari al 2% di interesse annuo (con un valore di 36 miliardi di euro). In secondo luogo un intervento di Atlante o di altro fondo sponsorizzato da fonti pubbliche per il 20% (tranche mezzanina) con un costo pari al 6% di interesse annuo (con un valore di 12 miliardi). Infine, una tranche (junior) equity da 12 miliardi da parte degli investitori esteri.
Con questi numeri. Il Wacc (cioè il costo medio ponderato del capitale) della senior e della mezzanina combinate sarebbe pari al 3%. In questo caso avendo un costo dell’equity tra il 12% ed il 15%, il Wacc dell’intera struttura sarebbe compreso tra il 5,4% ed il 6 per cento. Con questa suddivisione del capitale il prezzo medio di un portafoglio (anche considerando un miglioramento medio delle procedure esecutive e fallimentari di 2 anni) potrebbe passare dal 20% al 28%-30% del valore facciale (con un incremento del 40-50%)
Da notare che in base a questo piano, la ricapitalizzazione complessiva media delle banche per ottenere lo stesso livello di coefficienti di capitale pre e post operazione sarebbe ridotta a 20 miliardi. Infatti la perdita complessiva derivante dalla cessione dell’intero stock degli Npl dovrebbe essere pari a 20 miliardi. Secondo alcune fonti sentite dal Sole 24 Ore, il mercato (con o senza garanzia dello Stato) con una soluzione credibile potrebbe tranquillamente supportare gli aumenti di capitale per un ammontare complessivo di 20 miliardi. E in base a questo progetto, gli investitori internazionali potrebbe essere interessati ad investire nell’equity del veicolo di cartolarizzazioni per un importo di 12 miliardi.
Altri punti saranno poi da affrontare: come i servicer che prenderanno in gestione il portafoglio, in modo da non lasciare sul campo troppo valore.
Ci sarebbero poi da definire alcuni paletti a favore degli investitori esteri: in quanto con la legge sulla Gacs, la tranche junior prende cassa solo dopo il rimborso totale della senior.


Autore: Carlo Festa
Fonte:

Il Sole 24 ore

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