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Solo stranieri per le «good bank»

Le banche italiane si sfilano dalla gara per l’acquisto delle 4 good bank, nate dal salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Nel giorno in cui scade il termine per la presentazione delle offerte non vincolanti filtra l’abbandono alla corsa di alcune delle banche potenzialmente interessate.

In campo resterebbero quindi soprattutto i fondi di private equity, in primis Apollo, che da tempo sta cercando di entrare in Italia e in particolare nel mercato della gestione delle sofferenze, come emerso con l’offerta lanciata su Carige. Gli altri nomi circolati sarebbero quelli di Fortis, Canterbridge e Anacap. Le offerte, una decina appunto, sono comunque diversificate anche dal punto di vista del perimetro di acquisto. Del resto le dimensioni delle quattro banche sono diverse: la più grande è la Nuova Banca delle Marche, con un attivo di 15,3 miliardi di euro. La seconda è la Nuova Banca Etruria con 7,1 miliardi di attivi, la terza è la Nuova Cassa di Risparmio di Chieti con asset per 3,4 miliardi. Viene infine la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara con un attivo di 3,7 miliardi. Come detto quindi gli istituti ponte, creati dopo l’intervento del Fondo di risoluzione, non interesserebbero ai principali gruppi italiani. In attesa di vagliare le offerte preliminari, cui dovrebbero seguire quelle vincolanti per chiudere l’intero processo entro il 30 settembre (ma c’é ottimismo su un closing già a luglio) le Good Bank stanno portando avanti anche un altro dossier delicato, quello del rapporto con i risparmiatori che hanno visto andare in fumo le loro obbligazioni subordinate con il decreto per il salvataggio. Dopo un percorso «di confronto iniziato a gennaio», spiega la responsabile dei rapporti con i consumatori Donata Monti, è stata siglata un’intesa con le associazioni per «facilitare e rendere più agevole» per gli obbligazionisti l’accesso alle due modalità di rimborso.


Autore: Fabio Pavesi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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