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Atlante pronto a sbloccare fino a 50 miliardi di Npl

Tutto, alla fine, dipenderà dal mercato. Dal prezzo a cui le banche cederanno i crediti in sofferenza, dall’effetto che eserciteranno le nuove norme emanate l’altroieri dal Governo, dalla modalità con cui i crediti cartolarizzati saranno suddivisi nelle varie classi di rischio: dalle tranche senior (che grazie alla garanzie Gacs sono paragonabili ai Btp in termini di rischiosità), ai mezzanini alle più rischiose tranche equity (o junior). Così come decisiva sarà la capacità delle banche di assorbire le perdite senza troppe conseguenze a livello di capitale.

Date queste (rilevanti) variabili, ad oggi di non facile previsione, la potenza di fuoco di Atlante potrà variare, e di molto. E così muterà il suo impatto benefico sui bilanci delle banche. Tanto che, pur partendo da un capitale limitato, il valore delle sofferenze lorde che potrebbero essere “sganciate” dai bilanci degli istituti potrebbe oscillare tra un valore minimo di 7-8 miliardi e un massimo che, nello scenario migliore, può arrivare fino a 40-50 miliardi.

È il cosiddetto effetto moltiplicatore. Un gioco di leve che fa perno su un dettaglio tecnico di non poco conto. Perché per eliminare contabilmente i crediti oggetto di cartolarizzazione, e godere nello stesso tempo della garanzia dello Stato sulle tranche senior dei crediti (la cosiddetta Gacs), è sufficiente che le banche cedenti trasferiscano ad altri soggetti almeno il 50% più 1 dei titoli junior emessi, che avranno come sottostante la parte più rischiosa dei crediti cartolarizzati. La derecognition dei crediti in sofferenza, come si chiama tecnicamente il deconsolidamento, scatta infatti quando tutti i rischi e o ritorni legati ai crediti in sofferenze sono stati rimossi. Rischi che si ritiene siano fuori dai bilanci quando almeno la metà della tranche equity viene ceduta. Ed è proprio su questa tranche che si focalizzerà l’intervento di Atlante, con i suoi potenziali moltiplicatori.

Ecco, nel dettaglio, come procederà. Anzitutto le risorse: nello scenario di base, il fondo – il cui progetto è stato curato da BonelliErede sotto il profilo legale e da BofA Merrill Lynch sotto quello finanziario – impegnerà solo il 30% della sua dotazione in Npl, quindi per le cartolarizzazioni avrà a disposizione 1,2 miliardi. Ipotizzando che la tranche senior sia pari al 60-65% e che la tranche equity sia pari al 35-40% dei titoli emessi dopo le cartolarizzazioni, Atlante potrebbe acquistarne per 3-3,4 miliardi di crediti netti come sottostante.

Altro capitolo, il prezzo a cui gli istituti cederanno i crediti deteriorati agli Spv-Special purpose vehicle per le cartolarizzazioni. Se il trasferimento avverrà al valore di carico, mediamente pari al 41% medio del valore facciale, le banche non accuseranno perdite in bilancio ma Atlante potrebbe smuovere crediti lordi per un valore di appena 7 miliardi. Se invece, come ipotizzato venerdì dai vertici di Atlante, la cessione avvenisse a un valore medio del 33,8% (e quindi con una perdita per gli istituti), allora i crediti in sofferenza smobilizzati sarebbero di più, salendo a circa 10 miliardi. Un effetto moltiplicatore compreso quindi tra le 7 e le 10 volte rispetto al valore lordo oggetto di cessione.

Questo, come detto, nell’ipotesi di base. Diverse le prospettive in caso di scenari più ottimistici. Qualora lo Special purpose vehicle riuscisse – previa autorizzazione delle società di rating e a fronte di una effettiva domanda da parte di investitori diversi dal Fondo – ad emettere, oltre a una tranche senior, anche una tranche mezzanina, automaticamente il peso della tranche equity si ridurrebbe. Un’ipotesi è che la porzione di equity scenda anche al 15-17% dell’intero credito cartolarizzato. In questo caso, con gli 1,2 miliardi a disposizione, Atlante potrebbe acquistare fino a 8 miliardi di euro di Npl netti, cioè 20 lordi. Ma se il prezzo di cessione sarà pari al 33% del valore lordo, il veicolo potrebbe far deconsolidare fino a 24 miliardi lordi, cioè una leva pari a 20.«Più la parte senior delle cartolarizzazioni sarà ampia – spiega Riccardo Serrini, ad di Prelios Credit Servicing – maggiore sarà la possibilità di successo di Atlante». Ma l’assegnazione della tripla B alla tranche senior ci sarà «quando le agenzie di rating inizieranno a considerare gli effetti delle riforme già approvate, dal processo telematico e alla riduzione dei tempi di repossession».

E se addirittura il capitale a disposizione di Atlante fosse superiore agli 1,2 miliardi di base? Tutto è condizionato al buon esito dell’aumento di Veneto Banca, che deve andare in porto senza chiamare in causa il fondo. Ma con 2 miliardi interamente a disposizione per gli Npl, Atlante potrebbe acquistare oltre 12 miliardi di npl netti, che al valore di cessione ipotizzato, permetterebbero di deconsolidare anche 40 miliardi di euro di crediti lordi, che salirebbero a 50 miliardi qualora Atlante avesse in cassa 2,5 miliardi. O nel caso in cui, come annunciato venerdì, trovasse qualche partner con cui co-investire nella tranche junior. Mission impossible? Non è detto. Dietro alla semi-paralisi degli ultimi anni, «si nasconde un mercato potenzialmente molto reattivo», dice Angelo Bonissoni, managing partner di Cba. «La liquidità non è mai stata abbondante come in questa fase, e se sapremo dare certezza del diritto ci sarà la corsa degli operatori: c’è la coda per presentare offerte analoghe a quella di Apollo per Carige». Magari, però, a prezzi più alti. «Atlante, pur a fronte di una disponibilità limitata di risorse, senz’altro potrà contribuire in misura determinante a riprezzare gli Npl», ragiona ancora Bonissoni. Che ipotizza anche un effetto-contagio sui crediti non deteriorati under performing, «un altro mercato dalle potenzialità enormi e di grande interesse, sia per le banche che per gli operatori specializzati. Anche se al riguardo dobbiamo sperare che non arrivino provvedimento disincentivanti per gli investitori esteri».


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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