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Un Atlante in tre mosse per la svolta delle banche

Si apre la settimana decisiva per il rilancio del sistema bancario italiano. Un riassetto che poggia su due pilastri fondamentali: l’intervento privato dell’intero sistema finanziario domestico con un’iniezione fino a 6 miliardi per capitalizzare il fondo Atlante, che sarà garante degli aumenti di capitale delle banche più fragili e rileverà una parte rilevante dei crediti in sofferenza di alcune banche, e il decisivo provvedimento del Governo sulla riforma del diritto fallimentare, che ha l’obiettivo di ridurre in misura consistente i tempi di recupero dei crediti a rischio.

È bene dire che l’accelerazione degli ultimi giorni del maxi-piano è dovuta alla necessità di risolvere l’emergenza dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza che, con il possibile venir meno della garanzia di UniCredit a causa delle turbolenze dei mercati, avrebbe esposto l’istituto al rischio di bail-in con un effetto-contagio sull’intero sistema bancario nazionale e sulla fiducia dei depositanti. Ma è anche evidente che il doppio intervento del Governo e quello del sistema finanziario privato hanno un obiettivo più ampio: ridurre, se non eliminare del tutto, la vulnerabilità delle banche italiane allo stock dei 200 miliardi di crediti lordi in sofferenza. Una zavorra che frena il credito all’economia reale e che rischia di condizionare in negativo, come ha ricordato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nell’intervista a Il Sole 24 Ore di mercoledì scorso, anche l’efficacia della trasmissione della politica monetaria di allentamento quantitativo della Bce.

Una svolta sulla rimozione dello stock dei crediti in sofferenza, dunque, è necessaria all’intero sistema economico italiano, alle prese con un gap competitivo con altri Paesi europei che hanno risolto il problema negli anni passati, anche ricorrendo ad aiuti di Stato o a fondi europei. Perché la svolta sia concreta, oltre ai fondi privati del fondo Atlante, è indispensabile che il Governo vari un efficace provvedimento di revisione della normativa fallimentare che dimezzi i tempi di recupero dei crediti.

Portare dagli attuali sette a due-tre anni il tempo di escussione delle garanzie non sarà un “regalo” alle banche, ma un allineamento alla media europea del settore. E l’accorciamento dei tempi avrà un valore economico notevole. Basti pensare che le attuali valutazioni medie di mercato del 20% dei crediti in sofferenza potrebbero salire, con tempi di recupero più rapidi, a valori intorno al 30-35%, avvicinandosi al 40%, che è in media l’attuale valore di carico dei non performing loans (Npl) nei bilanci delle banche italiane. L’efficacia dei provvedimenti contenuti nel decreto che il Governo dovrebbe approvare in tempi brevissimi rappresenta con ogni evidenza lo snodo decisivo dell’intera manovra di rilancio delle banche. Anche perché molti istituti di credito (e assicurazioni) hanno condizionato il loro apporto al fondo Atlante proprio al varo di un’efficace riforma del diritto fallimentare. Se tutto filerà per il verso giusto, entro domani il fondo Atlante effettuerà il primo closing con circa 5 miliardi di capitale deliberato. E sempre domani potrà partire l’aumento di capitale da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza che, nel caso di una solo parziale sottoscrizione da parte del mercato, beneficerà della rete di protezione (“backstop”) dei capitali del fondo. Superata l’emergenza che a giugno riguarderà anche l’aumento di capitale di Veneto Banca, Atlante potrà dirottare il resto dei capitali (destinati a salire per effetto della leva finanziaria) all’acquisto dei crediti in sofferenza delle banche più fragili. Sarebbe una svolta in positivo per l’intero sistema bancario. Ma per capire se l’impianto complessivo allo studio sarà davvero efficace, saranno decisivi i dettagli del piano che emergeranno nelle prossime 48 ore.


Autore: Alessandro Graziani
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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