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Bce, le banche chiedono 10 miliardi

Prosegue, anche se in misura lievemente inferiore alle attese, la richiesta di fondi delle banche italiane presso la Bce. All’asta T-Ltro di questo mese, la quarta assegnazione di liquidità a basso prezzo della Bce finalizzata ai prestiti per imprese, gli istituti italiani dovrebbero attingere circa 10 miliardi di euro. E’ questa la stima delle richieste provenienti dalle maggiori banche e del sistema delle Bcc, secondo le stime raccolte ieri dal Sole 24 Ore tra gli istituti e gli ambienti di mercato.


Il dato è al di sotto delle stime degli analisti sul mercato, che oscillano tra i 16 e i 24 miliardi. Una flessione che è spiegabile soprattutto con l’elevato approvigionamento di liquidità già realizzato nelle precedenti aste a lungo termine, dove le italiane hanno sempre fatto la parte del leone in Europa. I 10 miliardi di giugno (la deadline per le domande è fissata per domani) vanno infatti ad aggiungersi ai 36 raccolti in occasione della prima asta dell’anno, tenutasi a marzo, quando la domanda fu ampiamente superiore alle attese. Altro fieno in cascina è stato messo poi tra settembre e dicembre 2014, quando sono stati prelevati altri 60 miliardi circa. Nel complesso, grazie alle aste del T-Ltro, l’intero comparto italiano del credito ha attinto circa 104 miliardi di euro. «È ragionevole credere che molte banche preferiscano scalare una marcia in questa fase e ridurre la domanda, dopo aver assorbito quasi cento miliardi nelle tre aste precedenti», spiega un analista.


Se lo si guarda al suo interno, lo scenario italiano rimane comunque composito. Forte rimane la richiesta di Intesa Sanpaolo, che dopo i 10 miliardi di marzo si prepara a chiedere altri 5 miliardi. D’altronde, come ha ricordato il ceo Carlo Messina la settimana scorsa, i primi segnali di ripresa si sentono anche in Italia e la banca intende sostenerla: il gruppo ha già erogato 15 miliardi di nuovo credito a medio-lungo periodo nei primi cinque mesi dell’anno, di cui 7 solo tra aprile e maggio, ha spiegato il manager, confermando per il 2015 il target di 37 miliardi di nuove linee a medio-lungo termine. Per quanto riguarda in particolare i fondi T-Ltro, la banca ha già assegnato i 22,5 miliardi richiesti nelle prime tre aste, e per questo ha deciso di prelevarne altri 5. A partecipare a quest’asta saranno anche il gruppo Iccrea (1,3 miliardi), Bpm (1 miliardo), Credem (1 miliardo), Mediobanca (400 milioni) e le due banche popolari venete, ovvero Popolare Vicenza e Veneto Banca, entrambe con richieste pari a 600 milioni. Dopo la richiesta di 7 miliardi del marzo scorso, questa volta non si presenterà allo sportello Bce UniCredit, così come Ubi, che tre mesi fa aveva attinto 3 miliardi. Ferme, dopo aver attinto alle aste precedenti, anche Carige, Bper, Popolare Sondrio e Creval. Non è stato possibile invece ottenere le stime relative a Banca Mps e Banco Popolare.
Va detto che la quantità di denaro nel sistema bancario rimane impressionante. Secondo i dati Bloomberg, l’eccesso di liquidità nel sistema è pari a 338 miliardi, ai massimi da marzo 2013, ed è in crescita di quasi 30 miliardi rispetto a inizio giugno.


Oltre a una certa e comprensibile “sazietà” di denaro liquido, va detto che parte della prudenza usata dalle banche può essere attribuita alle politiche di vigilanza (micro e macro prudenziali) della Bce, che certo non agevolano l’erogazione di crediti. Le misure regolamentari in discussione tra Basilea e Francoforte (dal Tlac, Total loss absorbing capacity, all’eliminazione delle discrezionalità nazionali nella definizione del capitale di vigilanza), vanno infatti nella direzione di aumentare il peso degli attivi rischiosi o, d’altra parte, di accrescere l’assorbimento del capitale. Inevitabile dunque che, di fronte a questo rischio, le banche preferiscano usare cautela, e non eccedere nella richiesta di fondi che dovranno essere indirizzati necessariamente alle imprese, pena una restituzione anticipata a settembre 2016 (anzichè settembre 2018).


Autore: Luca Davi, Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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