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Bad bank, la Ue frena sulle garanzie

Il governo in questo momento «ha la testa» soprattutto sulle pensioni, dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Ma ha ben chiaro in mente che — aggiunge il ministro — «l’Italia non potrà lasciarsi alle spalle la crisi fino a quando non sarà stato risolto il problema dei crediti deteriorati» accumulati dalle banche negli anni della recessione.
Si tratta di circa 350 miliardi di prestiti, un quinto del totale, non rimborsati di cui 197 miliardi, poco meno del 10%, diventati inesigibili, le cosiddette sofferenze. 
 

Davanti alla Commissione Finanze del Senato, Padoan indica la strada che il governo sta seguendo per consentire alle banche di cedere sul mercato tali crediti deteriorati, magari attraverso una società veicolo: la bad bank. Il problema però è che non c’è mercato ed anche il possibile prezzo di vendita, all’incirca 15 centesimi per ogni 100 di valore nominale, è solo sulla carta, frutto di un ragionamento tecnico. Occorrerebbe una garanzia pubblica per far partire il mercato, o comunque un intervento dello Stato, per consentire al meccanismo di formazione del prezzo di funzionare. Qui però iniziano le difficoltà perché l’Italia deve convincere la Commissione europea che non si tratta di aiuti di Stato. E non è facile, anche se «non esistono certo i 10 comandamenti degli aiuti di Stato». La soluzione del problema, spiega il ministro, ha profili macroeconomici, non solo di concorrenza, perché riguarda la capacità delle banche di dare credito all’economia e quindi di accelerare la crescita. Ma se a riguardo il ministro trova consensi a livello politico, a livello tecnico è l’opposto: «Purtroppo la posizione dei servizi della commissione, è decisamente negativa».


Padoan però resta fiducioso e mentre gli esperti del Tesoro sono in trattativa continua a Bruxelles, gli uffici legali del ministero di via XX Settembre stanno definendo gli ultimi dettagli delle misure di riforma delle procedure concorsuali, così da ridurre i tempi per il recupero dei crediti mediante l’escussione delle garanzie.


Nell’audizione in Parlamento Padoan si è poi soffermato, più in generale, sulla situazione del sistema bancario da cui si attende un importante sostegno alla ripresa e alla crescita. Raccogliendo le istanze delle stesse aziende di credito, il ministro si è detto convinto che in Europa, dove dal novembre scorso è entrata in funzione la vigilanza unica in seno alla Bce, pilastro fondamentale dell’Unione bancaria, il «livellamento del campo di gioco», cioè delle regole, «deve essere ancora completato».
Quanto anche ai requisiti sempre più stringenti sul capitale, Padoan ha riconosciuto che sì anche le banche italiane, come le altre europee «devono avere livelli di capitale adeguati e di buona qualità» ma «si tratta di un processo graduale, modulato sulla base della situazione economica nazionale». È un «equilibrio delicato che va ricercato per superare l’attuale fase di transizione». Già perché secondo Padoan il sistema bancario, colpito duramente dagli effetti della recessione e non sostenuto come altrove dai fondi pubblici, «è ancora in una fase di aggiustamento», di «transizione», appunto. È un processo che il governo, assicura il ministro, vuole facilitare come dimostra la riforma delle Popolari, ma anche il protocollo siglato cone le Fondazioni di origine bancaria — che «potrebbero giocare un ruolo nell’autoriforma delle banche di credito cooperativo» — e sostenere in ogni sede di dibattito istituzionale europeo.


Autore: Stefania Tamburello
Fonte:

Il Corriere della Sera

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