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Bad bank, pronto il piano sulle sofferenze

Si chiama «Nuovo credito per la crescita». E’ il nome della bozza di progetto della bad bank che sta prendendo forma nel cantiere di Bankitalia, Tesoro e Palazzo Ghigi tenendo informata Bce. Il piano, se da un lato tende a « favorire la cessione da parte degli intermediari di una quota rilevante delle sofferenze nei confronti delle imprese» (a fine 2014 erano 181 miliardi), dall’altro libera «risorse da destinare al finanziamento dell’ economia». Si tratta di «risorse da recuperare sia direttamente mediante lo smobilizzo delle posizioni anomale, sia indirettamente attraverso la maggiore capacità di raccolta conseguente al miglioramento della valutazione delle banche nazionali da parte degli investitori». Ecco il documento di 18 pagine alla base dei negoziati riservati tra Via Nazionale e governo che U Messaggero è in grado di rivelare. Il progetto è work in progress e potrebbe subire aggiustamenti. Tagliare il nodo delle sofferenze «è un’esigenza oggi ancora più pressante, le possibili soluzioni vanno analizzate a fondo e se necessario attuate con rapidità», ha spiegato di recente il vicedirettore generale di Bankitalia e membro del Supervisory board della Bce, Fabio Panetta, uno degli attori principali del progetto assieme a Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica di Pier Carlo Padoan, e ad Andrea Guerra, consulente strategico di Matteo Renzi. Bisogna «riattivare il circuito del credito. In questa fase gli strumenti ordinari potrebbero non essere del tutto adeguati, rendendo necessari interventi di sistema», ha aggiunto Panetta. II governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.

CHI COMANDA

II fulcro dell’intera manovra ruota attorno alla Sga, Società gestione dell’attivo nata nell’estate 1997 grazie alla legge 588/96 per consentire il salvataggio del Banco di Napoli. L’utilizzo della Sga, che è stato anticipato da Milano Finanza, avverrà però in modo articolato visto che svolgerebbe anche il ruolo di servicer. La cessione delle sofferenze sarebbe preceduta dalla modifica degli assetti proprietari. Il ministero dell’Economia acquisirebbe da Intesa Sanpaolo il 100% della Sga per un prezzo pari al valore nominale (600 mila euro). Verrebbero poi deliberati uno o più aumenti di capitale destinati alla sottoscrizione delle banche cedenti, dello Stato, della Cdp, della Banca d’Italia e di eventuali investitori privati. A regime la nuova Sga avrà circa 3 miliardi di capitale. A questo proposito sono ipotizzati due scenari. Il primo. La partecipazione pubblica (Mef, Cdp, Bankitalia) si ferma al 49%, mentre alle banche cedenti va il 19% e agli altri investitori il 32%: con la maggioranza in mano ai privati, la nuova Sga esce dal perimetro dello Stato, condizione necessaria per non includere nel debito pubblico le passività emesse dalla Società. Il secondo. Partecipazione pubblica all’81%, banche al 19%.

Questa soluzione avrebbe due princi- pali vantaggi: a) agevolare l’allineamento dell’attività della Società a obiettivi di redditività di lungo periodo; b) non rendere necessario l’intervento di altri investitori privati, che potrebbe risultare complesso nell’attuale difficile contesto di mercato. Di contro, il controllo pubblico della nuova Sga comporterebbe la sua riclassificazione tra le amministrazioni pubbliche, determinando un impatto significativamente maggiore sul debito pubblico. Alla Vigilanza sarebbe inoltre riservato un aumento di capitale gratuito, da perfezionare con l’imputazione a capitale delle riserve patrimoniali della Sga. «La gestione accentrata dei crediti consentirebbe alla nuova Sga – si legge nel piano – di conseguire economie nei costi e di elevare le capacità di recupero dei crediti. La Società finanzierebbe l’acquisto delle sofferenze, oltre che con il proprio capitale, anche attraverso l’emissione di titoli obbligazionari assistiti da garanzia statale. I titoli sarebbero collocati sul mercato, in particolare presso investitori istituzionali (diversi dalle banche cedenti) con orizzonti di investimento di medio lungo periodo (ad esempio assicurazioni e fondi pen- sione). Le sofferenze verrebbero cedute alla nuova Sga a un prezzo determinato a seguito di un’apposita due diligence condotta da soggetti terzi indipendenti». Per rendere meno onerosa e complessa l’operazione, la cessione avrebbe a oggetto solo le sofferenze verso imprese (con e senza garanzia reale) superiori a una soglia minima di valore nominale (500 mila o 300 mila euro): ciò consentirebbe di contenere il numero di posizioni da trattare e il novero degli intermediari potenzialmente interessati. C’è da considerare che il numero complessivo delle imprese segnalate a sofferenze è superiore alle 600 mila unità. La fissazione di una soglia minima consentirebbe di ridurre il numero dei soggetti coinvolti nell’operazione a 74 mila (soglia di 300 mila euro) o addirittura a 45 mila unità (soglia di 500 mila euro). Considerato il coinvolgimento di Mef, Cdp e Bankitalia in veste di azionisti nonché, nel caso del Tesoro, di garante del debito senior della stessa Società, l’operazione delineata costituirebbe un aiuto di Stato alle banche cedenti i crediti in sofferenza. Lo schema rientrerebbe, d’altra parte, fra gli aiuti compatibili poiché destinati a porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro ai sensi dell’ari. 107 del Trattato sul funzionamento della Ue. Va da sé che, awerte la bozza, «per superare il vaglio della Commissione Ue lo schema dovrà essere realizzato con modalità tali da assicurare la conformità con le condizioni previste dalla disciplina degli aiuti di Stato il cui obiettivo preminente è salvaguardare la stabilità finanziaria riducendo le distorsioni della concorrenza e gli oneri per le finanze pubbliche». Dopo le ultime limature, il piano verrà inoltrato a Bruxelles.


Autore: Rosario Dimito
Fonte:

Il Messaggero

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