Opportunità di business o maxi-bomba pronta a esplodere? Da qui a fine anno nel mondo delle banche, legate a doppio filo al real estate, la gestione dei non performing loans sarà in primo piano. Si calcola che il macigno pesi mille miliardi in Europa, di cui 160-170 in Italia. “Ma mettendo insieme sofferenze, crediti incagliati o ristrutturati, arriviamo a 300, un numero devastante” spiega Riccardo Serrini, amministratore delegato di Prelios Credit Servicing (che ha in gestione circa 8 miliardi di crediti).
Persino in Cina, dove ci sono timori per lo scoppio di una bolla del credito, Shoreline Capital Management stima che nei prossimi dieci anni ci possano essere almeno 100 miliardi di dollari di non-performing-loans, appetibili per fondi e società di investimento. Gli istituti di casa nostra percorrono molte strade per “liberare” i bilanci in vista degli stress test della Bce ma, allo stesso tempo, per evitare il più possibile di svalutare i sottostanti. Unicredit sta per vendere Uccmb, società interna che include un portafoglio di Npl da 4 miliardi, ma è probabile che aspetti la fine dell’estate. Intesa Sanpaolo, che ha 27 miliardi di sofferenze, ha annunciato la creazione di una Re.o.co (real estate owned company), veicolo con cui si definiscono società create ad hoc per gestire i crediti in difficoltà provenienti dall’immobiliare
È prevista, per esempio, la vendita di almeno 2 miliardi di asset repossesed, quelli cioè che tornano in mano all’istituto grazie all’ipoteca. I due colossi del credito, insieme, stanno lavorando con il fondo di private equity americano Kkr e i consulenti di Alvarez & Marsal alla creazione di una newco cui conferire un grande stock di crediti, da qualche centinaio di milioni fino a due miliardi secondo le indiscrezioni.
Ma come andrà questo segmento di mercato nei prossimi mesi? “Se le banche decidono di gestire questi stock internamente devono rafforzare le loro strutture interne ben di più di quanto visto finora” dice ancora Serrini. “Altrimenti, soluzione naturalmente a noi più gradita, darli in outsourcing”. L’Italia fa gola agli investitori esteri. Anche se la nostra burocrazia frena i processi di dismissione, soprattutto quando gli immobili finiscono all’Asta. “Si nota qualche miglioramento. Se prima ci volevano anche 8 mesi per l’assegnazione adesso siamo a 5 o 6. Ma è sempre un tempo lungo. E poi il processo è rigido perché in sede giudiziaria di solito si acquista senza credito bancario, ma solo full equity” aggiunge l’ad. “Soprattutto per gli investitori più sofisticati, la strada che andrà per la maggiore è sollecitarli e assisterli nella creazione di una Re.o.co”. Intanto c’è anche chi percorre un canale alternativo, cioè la vendita degli immobili in gestione attraverso una vetrina ad hoc allestita in Rete. È il caso di Cerved Credit Management che controlla il brand Markagain, nato per rivendere barche e auto di lusso derivanti appunto da crediti o leasing problematici, che dallo scorso dicembre ha aperto il suo “catalogo” anche immobili di pregio.
“Come società gestiamo ben 9 miliardi di euro di crediti, molti dei quali presentano immobili come sottostante. In questo stock, ne abbiamo individuati addirittura un migliaio che potrebbero essere oggetto di commercializzazione” spiega Andrea Subert, responsabile della divisione Gestione beni della società. All’inizio erano poche unità. Oggi, sul sito, si trova una quindicina di proposte, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Si va da attici in centro a Milano all’esclusivo Palazzetto Duodo, a due passi da piazza San Marco, a Venezia. E dall’inizio dell’attività tre cessioni sono già state concluse. “I soggetti interessati provengono soprattutto dall’estero” aggiunge Subert, che mantiene il riserbo sulla loro identità. Ma dovrebbe trattarsi di fondi principalmente del mercato anglosassone. “Il vantaggio per il potenziale acquirente è che la quasi totalità dei beni è fisicamente in custodia da noi, quindi l’oggetto si può toccare con mano in qualunque momento”. Ma Markagain non è rivolto solo a chi acquista. Qualsiasi privato intenzionato a vendere un immobile di lusso può sfruttare i suoi agenti per piazzarlo al meglio sul mercato. Come volumi, questo tipo di cessione rappresenta ancora un’attività marginale nel business di Cerved Credit Management, ma è destinata a crescere. “Stiamo lavorando, infatti, per operare anche con immobili finiti alle aste giudiziarie, un segmento che richiede particolari autorizzazioni. E non escludiamo di allargare il campo di offerta su due altri versanti: quello dei cespiti residenziali di fascia media, quindi non solo il lusso, e il terziario”.
È prevista, per esempio, la vendita di almeno 2 miliardi di asset repossesed, quelli cioè che tornano in mano all’istituto grazie all’ipoteca. I due colossi del credito, insieme, stanno lavorando con il fondo di private equity americano Kkr e i consulenti di Alvarez & Marsal alla creazione di una newco cui conferire un grande stock di crediti, da qualche centinaio di milioni fino a due miliardi secondo le indiscrezioni.
Ma come andrà questo segmento di mercato nei prossimi mesi? “Se le banche decidono di gestire questi stock internamente devono rafforzare le loro strutture interne ben di più di quanto visto finora” dice ancora Serrini. “Altrimenti, soluzione naturalmente a noi più gradita, darli in outsourcing”. L’Italia fa gola agli investitori esteri. Anche se la nostra burocrazia frena i processi di dismissione, soprattutto quando gli immobili finiscono all’Asta. “Si nota qualche miglioramento. Se prima ci volevano anche 8 mesi per l’assegnazione adesso siamo a 5 o 6. Ma è sempre un tempo lungo. E poi il processo è rigido perché in sede giudiziaria di solito si acquista senza credito bancario, ma solo full equity” aggiunge l’ad. “Soprattutto per gli investitori più sofisticati, la strada che andrà per la maggiore è sollecitarli e assisterli nella creazione di una Re.o.co”. Intanto c’è anche chi percorre un canale alternativo, cioè la vendita degli immobili in gestione attraverso una vetrina ad hoc allestita in Rete. È il caso di Cerved Credit Management che controlla il brand Markagain, nato per rivendere barche e auto di lusso derivanti appunto da crediti o leasing problematici, che dallo scorso dicembre ha aperto il suo “catalogo” anche immobili di pregio.
“Come società gestiamo ben 9 miliardi di euro di crediti, molti dei quali presentano immobili come sottostante. In questo stock, ne abbiamo individuati addirittura un migliaio che potrebbero essere oggetto di commercializzazione” spiega Andrea Subert, responsabile della divisione Gestione beni della società. All’inizio erano poche unità. Oggi, sul sito, si trova una quindicina di proposte, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Si va da attici in centro a Milano all’esclusivo Palazzetto Duodo, a due passi da piazza San Marco, a Venezia. E dall’inizio dell’attività tre cessioni sono già state concluse. “I soggetti interessati provengono soprattutto dall’estero” aggiunge Subert, che mantiene il riserbo sulla loro identità. Ma dovrebbe trattarsi di fondi principalmente del mercato anglosassone. “Il vantaggio per il potenziale acquirente è che la quasi totalità dei beni è fisicamente in custodia da noi, quindi l’oggetto si può toccare con mano in qualunque momento”. Ma Markagain non è rivolto solo a chi acquista. Qualsiasi privato intenzionato a vendere un immobile di lusso può sfruttare i suoi agenti per piazzarlo al meglio sul mercato. Come volumi, questo tipo di cessione rappresenta ancora un’attività marginale nel business di Cerved Credit Management, ma è destinata a crescere. “Stiamo lavorando, infatti, per operare anche con immobili finiti alle aste giudiziarie, un segmento che richiede particolari autorizzazioni. E non escludiamo di allargare il campo di offerta su due altri versanti: quello dei cespiti residenziali di fascia media, quindi non solo il lusso, e il terziario”.
Autore: Adriano Lovera
Fonte:
Il Sole 24 Ore