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E l’italiano non paga il condominio

La crisi non significa solo ridurre il carrello della spesa, preferire i discount ai supermercati, ma anche togliere dal budget familiare le rate del condominio. Il fenomeno della morosità condominiale si sta allargando a macchia d’olio. Quando è difficile arrivare a fine mese, quando si risparmia pure sui generi alimentari, non resta che saltare qualche rata del condominio. Fino a qualche anno fa era l’abitudine di qualche furbetto che poi però rincorso dall’amministratore, spesso un inquilino dello stesso immobile, finiva per mettersi in regola.

Ora invece per alcune famiglie saltare le rate è una questione di sopravvivenza e una scelta obbligata magari per far fronte a spese con alta priorità. Il fenomeno interessa soprattutto il mercato delle locazioni. Oltre al mancato pagamento del canone, si fa avvertire in modo sempre più pesante la morosità delle spese condominiali. L’osservatorio di «Affitto assicurato», società specializzata nel rilascio di contratti a tutela delle obbligazioni derivanti da contratti di locazione, ha effettuato una rilevazione del fenomeno. È emerso che nel 2013 c’è stato un aumento del 33% delle morosità che si attesta su base nazionale al 23% con un ritardo medio di 7 mesi.

In base ai dati dell’Osservatorio la morosità delle spese, risulta così ripartita: il 40% al Nord, il 33% al Centro, il 27% al Sud. Questi risultati rispecchiano una tendenza fotografata qualche dall’Anaci, l’Associazione di amministratori condominiali, che registra un aumento del 22% della morosità per le spese condominiali su base nazionale, con picchi al Sud del 30%, e che supera il 20% nelle grandi Città del Nord, Milano e Torino e vale il 22% a Roma.

La riforma del condominio non è riuscita a mettere un argine a questo fenomeno. La nuova legislazione ha introdotto l’obbligo della richiesta, da parte dell’amministratore, del decreto ingiuntivo a sei mesi dall’approvazione del bilancio.

Ma questo non ha fatto che spostare il problema in altra sede, quella giudiziaria, con tutte le lentezze che ben conosciamo. Sono sempre più numerosi gli amministratori che si rivolgono ai giudici di pace e ai tribunali con la conseguenza di ingolfare gli uffici. Per un intervento della magistratura bisogna aspettare anche sei mesi e nel frattempo il condominio è esposto al rischio di vedersi tagliate le utenze. Se in un immobile i morosi sono numerosi, l’amministratore non può che chiedere agli altri condomini di colmare l’ammanco. Il pignoramento è l’ultima soluzione ma siccome è costoso viene usato solo per grandi morosità.


Autore: Laura Della Pasqua
Fonte:

Il Tempo

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