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Cina, le banche tagliano il credito all’industria

All’indomani di alcuni importanti casi di default nel paese della Grande muraglia, è arrivata la notizia secondo cui le banche cinesi abbiano deciso di tagliare il credito alle industrie fino al 20%. L’iniziativa sottolinea i crescenti timori delle autorità di regolamentazione sull’elevato livello di indebitamento di alcuni settori dell’industria cinese come quello siderurgico o quello della cantieristica, timori che destano perplessità sulla tenuta finanziaria del Paese, con la seconda economia mondiale in frenata dopo anni di crescita.

La commissione sulle banche e la regolamentazione, la China banking and regulatory commission (Cbrc), ha anche chiesto agli istituti bancari di sottoporle un rapporto sullo stato del credito nei diversi settori industriali, chiedendo, per la prima volta, di specificare i prestiti legati a prodotti derivati.

Non è chiaro su quali tipi di derivati si sia concentrata l’attenzione ma, a quanto riferiscono le fonti, una delle aree di preoccupazione potrebbe risiedere nei prestiti concessi dalle banche a clienti che utilizzano le importazioni di materie prime, quali acciaio e rame, come collaterale. I prezzi di mercato di tali commodity sono scesi fortemente, in parte a causa dei crescenti timori finanziari innescati dal recente fallimento del gruppo Chaori Solar.

Il governo cinese si era già espresso a favore di una riduzione del credito (e bloccando l’autorizzazione di nuovi progetti fino al 2017) per quei settori industriali che in passato hanno sostenuto la crescita a doppia cifra dell’economia ma che da anni ormai vivono una situazione di scarsa competitività ed eccesso di capacità produttiva.

Stamattina le borse asiatiche hanno chiuso in profondo rosso, appesantite anche dall’accentuarsi della crisi in Ucraina. Tokyo ha perso il 3,3%, Hong Kong l’1%, Seul lo 0,75% e Shanghai lo 0,73%. Secondo uno strategist contattato dall’agenzia MF-Dowjones a pesare sul sentiment possono essere state anche le voci che iniziano a circolare sul mercato riguardo a un’accelerazione del ritmo del tapering della Fed, con il Fomc che potrebbe ridurre gli acquisti di titoli mensili di 15 e non di 10 miliardi di dollari nella prossima riunione.

Segnali di debolezza sono giunti anche dal versante macroeconomico. Le vendite al dettaglio della Cina sono cresciute dell’11,8% su base tendenziale, meno del 13,5% atteso e del 13,1% del periodo precedente. Anche la produzione industriale è rallentata, scendendo all’8,6% anno su anno contro il 9,5% atteso e il +9,7% precedente


Autore: Serena Berici
Fonte:

Milano Finanza

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