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C’è un giudice a Prato che assolve chi non riesce a pagare le tasse

L’azienda è in crisi? I creditori battono cassa e minacciano istanze di fallimento? Intanto pago loro, e magari anche gli operai; al fisco penserò quando il momento difficile sarà passato. Questo ragionamento, fatto negli anni da centinaia di imprenditori del distretto tessile pratese alle prese con la contrazione del mercato, ora rischia di trovare una sponda in un paio di sentenze che stanno facendo discutere.

Sono le assoluzioni, arrivate nel giro di altrettante settimane, nei confronti di imprenditori accusati di omesso versamento di Irpef e Iva, ai sensi della legge 74 del 2000. Due sentenze emesse dallo stesso giudice monocratico, Monica Jacqueline Magi.

L’ultimo caso è di venerdì. In aula si discute il caso del titolare di una Srl in liquidazione, già attiva nella vendita di tessuti, che ha accumulato un debito Iva di 400.000 euro con l’Agenzia delle entrate. Il suo avvocato difensore, Luca Brachi, spiega che il liquidatore ha preferito pagare prima i creditori e poi rateizzare con le Entrate e con Equitalia il pagamento dei 400.000 euro che mancavano all’appello. La tesi convince il giudice, che assolve l’imputato “perché il fatto non sussiste”. Stesso esito del processo celebrato il 4 febbraio nei confronti del titolare di una tintoria con 42 dipendenti, che tra il 2006 e il 2007 aveva accumulato un debito di 170.000 euro omettendo versamenti Irpef e Iva. Anche in quel caso il difensore era Luca Brachi e la giustificazione molto simile: «Era un momento difficile, volevo salvare l’azienda. Così ho pensato di pagare prima i fornitori e gli operai, e poi le tasse». Operazione riuscita, visto che l’azienda è ancora in piedi e il fisco ha riscosso quello che gli spettava.

Ora però si pone il problema di tutti quegli imprenditori che, invece, hanno pagato nei termini previsti dalla legge e possono legittimamente obiettare: «Se avessi saputo che la legge sarebbe stata così comprensiva, avrei fatto come quei due miei colleghi, mi sarei tenuto i soldi e avrei pagato con comodo». Va detto che l’orientamento prevalente in Cassazione non sposa la tesi accolta dal giudice Magi (e anche dalla collega Micaela Lunghi, in casi simili), ma non risulta che la Procura abbia fatto appello contro la prima sentenza.


Autore: Assoluzione, Fisco
Fonte:

Il Tirreo-Prato

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