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UniCredit cede a fondo americano rischio su portafoglio prestiti

Un’operazione di cartolarizzazione sintetica innovativa quella che ha annunciato UniCredit insieme al fondo americano Mariner Investment Group, società di asset management che ha messo a disposizione 450 milioni di dollari per investimenti innovativi nei crediti alle infrastrutture. I due fondi – International Infrastructure Finance Fund e il Mariner Breakwater Fund – sono stati costituiti raccogliendo risorse da investitori istituzionali – in prevalenza fondi pensione americani – persuasi che sia tornato il momento di investire sul rischio europeo.

L’accordo firmato con l’istituto italiano, il primo di questa natura, prevede la cartolarizzazione di 910 milioni di euro relativo a un portafoglio di prestiti italiani nel settore del project finance utilizzati per investimenti in infrastrutture, energia e trasporti. Questi prestiti rappresentano il sottostante per l’emissione da parte dello spv cui è stato trasferito il portafoglio di UniCredit di junior credit linked notes di cui il fondo americano ha sottoscritto una quota. L’investimento di Mariner è stato di circa 45 milioni di euro.

Per UniCredit l’obiettivo dell’operazione è di «ottimizzare ulteriormente l’allocazione del capitale, in linea con la strategia perseguita di migliorare la profittabilità ponderata per il rischio – si legge in una nota -. Il capitale che verrà reso disponibile a seguito dell’operazione sarà reimpiegato nello sviluppo di nuovi business» e soprattutto servirà per fare circolare quella liquidità nell’economia reale da tempo auspicata.

I fondi americani, a cominciare dagli hedge fund, sono tornati a guardare l’Europa con interesse per le potenzialità di rendimenti, dal momento che le banche europee saranno costrette a cedere asset per rispettare i parametri di Basilea III.

Mariner Investment Group raccoglie fondi da investitori istituzionali a lungo termine per impiegarlo in progetti infrastrutturali. La struttura dell’investimento è una novità anche per il fondo americano e, secondo alcuni osservatori, rappresenta il primo esempio di come sbloccare risorse e fare affluire fondi dal vasto mondo dello shadow banking all’economia reale.


Autore: Mara Monti
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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