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In tempo di crisi torna di moda il prestito su pegno, di cosa si tratta?

In un periodo di crisi economica come quello attuale, i consumatori italiani rispolverano le vecchie abitudini, per i pagamenti si è tornati ad usare i pagherò, sono tornate infatti di moda le cambiali ed è tornato in voga il baratto, mentre per ottenere immediata liquidità sempre più persone ricorrono al credito su pegno al fine di poter utilizzare il denaro ottenuto per le proprie spese.

Il credito su pegno è in forte crescita, secondo le stime esiste un trend costante nel volume dei prestiti su pegno pari al cinque per cento annuo. Secondo Banca d’Italia, l’intero sistema bancario italiano ha prodotto volumi pari a circa 350 milioni di euro nel  2012.

E’ impossibile però sapere quale sia il numero di persone che ricorre a questo istituto, perché le polizze di pegno sono documenti “al portatore” e pertanto possono essere ceduti.

Il credito su pegno sta tornando di moda perché è uno strumento finanziario che permette ai richiedenti, a differenza della infinite garanzie domandate dalle banche per i prestiti tradizionali, di ottenere liquidità attraverso un iter burocratico semplice ed in tempi brevi.

Di cosa si tratta e cosa serve per ottenerlo? Sono circa 40 le banche come Unicredit, Banca Intesa, Credito Siciliano, UbiBanca, Cassa di Risparmio di Genova ecc., che operano il credito su pegno, soggette però al controllo della Banca d’Italia, le banche in questione solitamente accettano oggetti che tendono a non perdere valore nel tempo come: gioielli d’oro, platino e argento, pietre preziose, perle, coralli, monete d’oro.

Il prestito su pegno si differenzia dal mercato del “compro oro”, perché in quel caso non è generalmente possibile poter riscattare il proprio bene una volta consegnato, si tratta di persone che per assoluta necessità fanno valutare il proprio prezioso e ricevono in cambio dell’oggetto una somma corrispondente in denaro.

Per accedere al prestito su pegno è sufficiente consegnare un documento di identità, il proprio codice fiscale, e portare con sé un oggetto di valore da impegnare in cambio di soldi, che vengono consegnati subito dopo che il perito estimatore allo sportello effettua una stima del bene che si vuole impegnare. A fronte del credito viene corrisposta anche una polizza al portatore che consentirà al proprietario di riscattare il bene impegnato al termine del periodo di prestito, il proprietario non perde quindi definitivamente il proprio bene è libero in futuro di riappropriarsene riscattandolo.

I finanziamenti prevedono una durata temporale breve tre o sei mesi e il tasso di interesse resta fisso per tutta la durata del credito. Il prestito su pegno non  tiene in considerazione la storia creditizia del richiedente, possono infatti accedervi anche i cattivi pagatori o i soggetti che hanno subito in precedenza dei protesti.

Il credito su pegno può essere concesso sia dalle finanziarie iscritte nell’elenco generale ex art. 106 Tub (Testo unico bancario) in via esclusiva o insieme ad altre attività, sia dalle banche (ex art. 48 Tub). Sono sette le società che nel nostro Paese svolgono tale attività in via esclusiva, dati Bankitalia. Solo a Milano ad esempio vi sono due istituti che svolgono unicamente l’attività di Banco dei pegni : Ubi Banca e UniCredit .

Claudio Donelli, direttore delle filiale Unicredit del Monte dei Pegni, ci tiene a precisare per far comprendere come funziona il credito su pegno «Ogni giorno sono oltre 100 le persone che arrivano nella nostra agenzia, Ma solo circa la metà delle operazioni giornaliere si riferisce a oggetti da impegnare, il resto è prevalentemente formato da rinnovi ed estinzione delle polizze».  «L’interesse attuale per il nostro Banco dei pegni è all’11,5% annuo, mentre i diritti di custodia sono dell’1% al trimestre. Alla scadenza del terzo o del sesto mese si può rinnovare l’operazione pagando gli interessi posticipatamente, mentre i diritti di custodia si pagano in anticipo. Alla scadenza della polizza, poi, il richiedente può estinguerla o lasciare che il bene vada in asta”.

Solitamente le persone preferiscono riappropriarsi del proprio bene facendo offerte telefoniche, le aste vanno pressoché deserte, oltre il 90% delle aggiudicazioni vengono fatte su offerta segreta.

Nonostante la crisi solamente il 5% degli oggetti impegnati finisce all’ asta. «Inoltre il cliente – fanno sapere da Ubi banca – è libero di riscattare anticipatamente, cioè prima della scadenza prevista di sei mesi, il pegno. In questo caso dovrà corrispondere alla Banca la somma ricevuta in prestito maggiorata degli interessi dovuti per il periodo e di una penale pari all’1 per cento».

Insomma il prestito su pegno è una valida alternativa offerta a tutti coloro che si trovano in gravi difficoltà economiche ma che svariate ragioni non possono accedere ai canali tradizionali del prestito in banca, il credito su pegno risulta dunque un prezioso canale di finanziamento che sta tornando sempre più di moda in tempo di crisi.

È un mercato regolamentato, sicuro e che permette anche al proprietario del bene impegnato di poterlo riavere quando le proprie condizioni economiche risultano migliori, una valida soluzione dunque che è normale che stia tornando in voga vista la morsa creditizia delle banche e le innumerevoli garanzie richieste ai soggetti bisognosi di liquidità.


Autore: Erica Venditti

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