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Tasse «congelate» per le imprese che hanno crediti con la Pa

Congelato il pagamento delle tasse per le imprese che hanno crediti nei confronti della Pa. Lo stabilisce il quinto dei 10 articoli dell’ultima bozza del “Dl del fare bis“, datata 23 settembre.

«Per gli anni 2013 e 2014 – si legge nel documento – le imprese titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per somministrazione, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della Pubblica amministrazione e certificati secondo le modalità previste possono differire entro l’anno finanziario in corso il pagamento dei debiti fiscali in misura pari al proprio credito».

 

Servirà un decreto dell’Economia

Il provvedimento rimanda quindi a «un decreto del ministro dell’Economia e delle finanze» per le modalità di attuazione di quanto disposto.

L’obiettivo di questa misura, si legge nella relazione illustrativa, é quello di «innescare un circolo virtuoso che favorisce, nei limiti consentiti dai meccanismi di finanza pubblica, il pagamento dei debiti fiscali previa ottemperanza della pubblica amministrazione ai propri debiti nei confronti delle imprese».

 

Credito di imposta per le spese in ricerca e sviluppo

L’articolo 7 introduce per gli anni 2014, 2015 e 2016 un credito d’imposta «ai soggetti passivi dell’imposta sui redditi delle società in misura pari al 50% degli incrementi annuali di spesa nel settore ricerca e sviluppo, registrati in ciascuno dei periodi di imposta a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2013 e fino alla chiusura del periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2016, fino ad un importo massimo annuale di 2.500.000 per ciascun beneficiario. Il credito di imposta è riconosciuto ai soggetti che, in ciascuno dei periodi di imposta considerati, iscrivano in bilancio spese per attività di ricerca e sviluppo almeno pari a 50.000 euro».

 

Meno balzelli sui contratti di finanziamento delle Pmi

 

Sul fronte del finanziamento delle piccole e medie imprese, l’articolo 2, si legge nella sintesi che introduce l’articolato del provvedimento, «intende favorire il ricorso a finanziamenti, bancari e non, garantiti, eliminando alcuni “balzelli fiscali” legati all’accensione di garanzie di varia natura sui contratti di finanziamento a medio e lungo termine (crediti bancari e titoli obbligazionari), nonchè l’applicazione della ritenuta del 20% sugli interessi e altri proventi corrisposti ai fondi mobiliari chiusi che investono esclusivamente in titoli obbligazionari e le cui quote sono detenute da investitori qualificati. La disposizione estende, inoltre, la possibilità di costituire un privilegio speciale sui beni mobili destinati all’esercizio dell’attività di impresa, attualmente previsto solo per i crediti bancari, anche a garanzia dei titoli obbligazionari».

 

Cartolarizzabili anche i titoli obbligazionari

 

L’articolo 3, invece, «introduce alcune modifiche alla disciplina relativa alle operazioni di cartolarizzazione, prevedendo che si possano cartolarizzare anche i titoli obbligazionari, e a quella sugli strumenti ammissibili per gli investimenti delle compagnie di assicurazione e dei fondi previdenziali».

 

La Bei finanzia i progetti per l’innovazone industriale

 

Sempre in materia di sostegno finanziario alle imprese, l’articolo 4 contiene misure tese a favorire «il finanziamento, da parte della Banca Europea degli Investimenti (Bei), di grandi progetti per l’innovazione industriale, anche mediante meccanismi di ripartizione del rischio denominato “Risk Sharing Facility per l’Innovazione Industriale” (Rsfii), basato su uno schema di garanzia “a prima perdita” costituito con risorse pubbliche a valere sul Fondo per la Crescita Sostenibile».

 

Decreto sempre più snello

 

Il cammino del decreto del “fare 2”, come ha già messo in evidenza il Sole 24 Ore, resta comunque incerto. Il primo testo redatto dal ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato era ampio, una trentina di articoli. Poi si è deciso di puntare su un mini-decreto da approvare subito ma limitato alle norme per il taglio della bolletta energetica con la revisione degli incentivi alle rinnovabili e il piano per liberalizzare il credito non bancario modificando la norma sulle cartolarizzazioni e facilitando l’uso di obbligazioni da parte delle Pmi. Anche questa versione “light” del decreto “fare 2”, però, sarebbe sotto rigorosa osservazione da parte della presidenza del Consiglio che punterebbe a evitare un nuovo sovraccarico di decreti da convertire in parlamento, almeno fino al varo della legge di stabilità. Di qui l’ipotesi di congelare il decreto nel prossimo mese.


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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