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Mai così male la domanda di credito da parte delle famiglie negli ultimi 10 anni

Anche il mese di giugno si è concluso all’insegna del segno negativo per le richieste di credito da parte delle famiglie italiane.

Se per la domanda di mutui questo non rappresenta certamente una novità, considerando la dinamica di forte contrazione che perdura ininterrottamente ormai da molti mesi (gli ultimi dati positivi risalgono addirittura alla fine del 2010), desta sicuramente maggiore preoccupazione il consolidamento del segno negativo per le richieste di prestiti, che negli ultimi quattro mesi hanno decisamente invertito il trend.

Sia per i mutui sia per i prestiti, quello registrato nel I semestre dell’anno risulta essere in assoluto il dato peggiore da almeno 10 anni a questa parte, quanto meno da quando sono iniziate rilevazioni sistematiche e strutturate sulla domanda di credito da parte di CRIF.

Queste evidenze emergono dal Barometro CRIF sulle domande di credito presentate dalle famiglie italiane nel I semestre 2013, elaborate sulla base del patrimonio informativo di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 78 milioni di posizioni creditizie. Nello specifico, l’andamento delle richieste di mutui e prestiti rappresenta un indicatore fondamentale per tastare il polso, in modo organico e tempestivo, alle famiglie e valutare la loro propensione ad acquistare un immobile residenziale o a pianificare nuovi consumi con il sostegno di un finanziamento.

 

LA DOMANDA DI MUTUI

Il numero di domande di mutui (relative a vere e proprie istruttorie formalmente presentate alle Aziende di credito, quindi non semplici richieste di informazioni o preventivi online) nel mese di giugno 2013 si conferma nuovamente in contrazione rispetto al corrispondente mese del 2012 e risulta pari a -6%, attenuando leggermente la dinamica rilevata nei mesi precedenti.  (Vedi in allegato Tab. 1)

Ancor più significativa l’analisi dell’andamento delle richieste cumulate nei primi 6 mesi dell’anno in corso, con una contrazione complessiva pari a -10% rispetto al corrispondente semestre 2012. Questo dato, però, non deve trarre in inganno in quanto va sommato al vero e proprio crollo delle richieste registrato nel corso del 2012 rispetto all’anno precedente, che porta la flessione su valori prossimi al -50%. (Vedi in allegato Tab. 2)

 

“La domanda di mutui si è di fatto dimezzata rispetto agli anni scorsi e nel primo semestre del 2013 abbiamo registrato il dato peggiore in assoluto dell’intero ultimo decennio – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. Questa dinamica è probabilmente il frutto di una serie di concause ma sicuramente sta incidendo l’estrema cautela da parte delle famiglie nel richiedere nuovo credito in un momento di persistente fragilità del quadro economico, con i tassi di disoccupazione che continuano a crescere inesorabilmente e la debolezza dei redditi disponibili, con il conseguente timore di non riuscire a ripagare le rate dei finanziamenti accesi. Questa forma di autocensura trova riscontro anche nell’accresciuta tendenza da parte degli italiani ad attingere ai risparmi del nucleo familiare per finanziare l’investimento immobiliare, tanto che nel corso del 2012 solamente il 35% delle compravendite residenziali è stata assistita da un mutuo contro una quota pari al 42,4% del 2011 e del 43,4% del 2010”.

 

Ma se solo un terzo degli immobili residenziali viene acquistato accendendo un finanziamento, ulteriore conferma dell’austerity che sta caratterizzando i comportamenti delle famiglie va evidenziato anche il progressivo allungamento della durata dei mutui richiesti e la diminuzione dell’importo medio, proprio nel tentativo di ridurre quanto più possibile il peso della rata mensile sul reddito disponibile.

A questo riguardo, nel I semestre 2013 l’importo medio dei mutui richiesti si è attestato a 127.836 euro contro una media di 131.445 euro rilevata nel corrispondente periodo 2012 e i 137.055 euro del 2011. Negli ultimi anni mai la media dell’importo richiesto era scesa sotto i 130.000 euro.

Inoltre, analizzando la distribuzione delle richieste di mutuo in funzione dell’importo si conferma ulteriormente lo spostamento verso le fasce più basse: nei primi 6 mesi dell’anno, infatti, la classe in cui si sono maggiormente concentrate le preferenze degli italiani è stata, ancora una volta, quella compresa tra i 100.000 e i 150.000 Euro, con una quota pari al 29,22% del totale.  (Vedi in allegato Tab. 3)

 

Relativamente alla durata dei mutui richiesti, infine, ancora una volta è stata la classe compresa tra i 25 e i 30 anni a essere risultata la preferita dalle famiglie italiane, con una quota pari al 28,4% del totale. (Vedi in allegato Tab. 4)

 

“Rispetto al recente passato, negli ultimi 2 anni gli italiani hanno assunto un diverso atteggiamento rispetto all’investimento immobiliare e, conseguentemente, verso i mutui richiesti per finanziare l’acquisto – aggiunge Capecchi -. In particolare, le famiglie tendono a posticipare a momenti più favorevoli l’acquisto di un immobile residenziale e questo atteggiamento non è stato stimolato neppure dalla diminuzione dei prezzi delle abitazioni registrata nel corso dell’ultimo anno. In altre parole, le famiglie sembrano essersi ‘autocensurate’, evitando di appesantire il proprio indebitamento rispetto al reddito disponibile, in una sorta di deleveraging. In più, va registrata la sostanziale scomparsa dei mutui di surroga e sostituzione, di fatto oggi non più convenienti per i richiedenti, mentre negli anni scorsi avevano parzialmente sostenuto il mercato dando la possibilità alle famiglie di rinegoziare le condizioni del proprio finanziamento”.

 

La debolezza della domanda di mutui da parte delle famiglie continua ad accoppiarsi con la perdurante cautela da parte degli Istituti di credito, alle prese con livelli di rischiosità in lento ma continuo aumento nonostante gli interventi varati a supporto delle famiglie più in difficoltà e le numerose rinegoziazioni dei piani di rimborso. A questo riguardo, dall’ultima rilevazione di CRIF è emerso che nel I trimestre 2013 il tasso di default, ovvero l’indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 6 o più rate nell’ultimo anno di rilevazione, nel segmento dei mutui immobiliari è passato dall’1,6% di marzo 2012 al 2%.

 

LA DOMANDA DI PRESTITI DA PARTE DELLE FAMIGLIE

Nel mese di giugno anche la domanda di prestiti da parte delle famiglie (espressa sempre come numero di richieste) appare indebolita e presenta un segno negativo per il quarto mese consecutivo. Nello specifico, l’aggregato di prestiti personali e finalizzati nel mese appena concluso ha infatti fatto registrare un -4% rispetto al corrispondente mese 2012.

(Vedi in allegato Tab. 5, nella tabella seguente le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi.)

 

Questa dinamica si consolida ulteriormente considerando il dato aggregato della domanda di prestiti nel primo semestre 2013, che fa segnare anche in questo caso il dato peggiore in assoluto degli ultimi 10 anni e una flessione pari a -2% rispetto al corrispondente semestre del 2012. Decisamente più consistente la contrazione rispetto ai 3 anni precedenti, già condizionati dalla crisi economica tuttora irrisolta.

DOMANDA DI PRESTITI (numero di richieste) a gennaio-giugno 2013 – a parità di giorni lavorativi

DOMANDA DI PRESTITI (numero di richieste)

Var. % gennaio-giugno 2013 su gennaio- giugno 2012

Var. % gennaio- giugno 2013 su gennaio- giugno 2011

Var. % gennaio- giugno 2013 su gennaio- giugno 2010

Var. % gennaio- giugno 2013 su gennaio- giugno 2009

Gennaio-giugno

-2%

-9%

-11%

-16%

Fonte: EURISC – Il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie
 

“Rispetto al trend dei finanziamenti effettivamente concessi, che potrebbero dipendere sia dalla prudenza dei richiedenti sia da politiche di erogazione più selettive adottate dagli istituti di credito, la debole dinamica della domanda descrive in modo inequivocabile la tendenza adottata dalle famiglie a posticipare a momenti più favorevoli l’acquisto di beni e servizi non considerati strettamente indispensabili o di importo più elevato, tipicamente sostenuti dall’accensione di un finanziamento – commenta Capecchi – Del resto, l’analisi di svariati indicatori evidenzia un vero e proprio ripensamento dei consumi da parte degli italiani, alle prese con una sorta di ‘spending review’ per far quadrare i bilanci familiari”.

 

Entrando maggiormente nel dettaglio, il grafico seguente mette a confronto l’andamento della domanda di prestiti personali e di prestiti finalizzati (sempre considerando i dati ponderati sui giorni lavorativi).

Nello specifico, nei primi 6 mesi del 2013 la domanda di prestiti personali ha fatto registrare un –3% rispetto al corrispondente semestre del 2012, a fronte di un –0,2% dei prestiti finalizzati.

Nel complesso, particolarmente significativo l’andamento dei prestiti finalizzati in quanto riflettono le dinamiche dei consumi durevoli, in primis di auto e motocicli dove le immatricolazioni stanno facendo registrare pesanti contrazioni rispetto al recente passato. Ugualmente forte l’influenza derivante dalla debolezza degli acquisti di mobili, arredamenti ed elettrodomestici, tipicamente sostenuti dall’accensione di un finanziamento.

 

Come per i mutui, anche per i prestiti alle famiglie, nell’aggregato di prestiti personali più finalizzati, nel I semestre 2013 si registra una contrazione dell’importo medio, assestatosi a 7.614 euro.

Nello specifico, l’importo medio è risultato essere pari a 4.475 euro per i prestiti finalizzati e a 11.324 euro per quelli personali.

Relativamente alla distribuzione per fasce di importo, sempre nell’aggregato di prestiti personali più finalizzati, nei primi 6 mesi dell’anno oltre la metà delle richieste si è concentrata nella fascia inferiore ai 5.000 euro. La percentuale sale addirittura al 72,5% del totale per i prestiti finalizzati, plausibilmente a sostegno dell’acquisto di prodotti di elettronica di consumo e telefonia, che mostrano una sostanziale tenuta.

Per i prestiti personali, invece, curiosamente si rileva una quota sempre intorno al 28% del totale sia per la fascia fino a 5.000 euro sia per quella compresa tra 5 e 10.000 euro che per quella tra 10 e 20.000 euro. (Vedi in allegato Tab. 6)

A fronte del persistere di segnali negativi sul fronte occupazionale, soprattutto quella giovanile, e con livelli di fiducia che hanno toccato i minimi storici, la domanda di credito retail procede con il freno a mano tirato. D’altro canto, anche nel segmento del credito al consumo gli Istituti di credito devono fare i conti con la costante crescita degli indicatori di rischiosità: nello specifico, nella rilevazione di CRIF realizzata a fine marzo 2013 il tasso di default ha subito un ulteriore lieve aumento raggiungendo complessivamente il 2,6%. Per i prestiti personali l’indicatore di rischio si è attestato al 3,9% mentre per i prestiti finalizzati ha raggiunto l’1,7%.

 “Nell’ultimo anno e mezzo, la profondità della crisi economica coniugata al costante rinvio della ripresa ha determinato uno scenario in peggioramento relativamente alla qualità del credito alle famiglie, con l’emersione di nuove sofferenze solo in parte mitigate dalla messa a punto di modelli di sostenibilità che tengono conto delle effettive disponibilità economiche del singolo richiedente credito, come la composizione, la localizzazione, le entrate e le uscite del nucleo familiare, oltre che il livello di indebitamento complessivo. Per altro, nella misura in cui il contesto macroeconomico dovesse mantenersi ancora fragile, con inevitabili riflessi diretti sui bilanci delle famiglie, la rischiosità del credito al dettaglio sarebbe purtroppo destinata a crescere ulteriormente. D’altro canto, l’aumentata rischiosità influenza l’offerta di credito e le condizioni di erogazione dei finanziamenti, che risultano poco favorevoli per effetto dell’aumento degli spread a copertura di eventuali maggiori perdite su crediti e in difesa della redditività”. – conclude Capecchi.


Fonte:

CRIF

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