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Primo minibond emesso da una banca italiana in favore di una PMI

Per la prima volta in Italia un’emissione di “minibond” da parte di una piccola impresa non quotata in borsa è stata resa possibile grazie alla nuova disciplina introdotta dal Decreto Sviluppo. Protagonisti dell’operazione Banca di Cherasco (Banca di Credito Cooperativo) e la società piemontese CAAR (Consulting Automotive Aerospace Railway – società di engineering operante nei settori automotive, aerospace e railway), che con la collaborazione di ADB S.p.A. hanno dato vita al progetto pilota.

Un’operazione unica e concreta che rompe le riserve e i dubbi che finora hanno accompagnato la nuova normativa che consente alle Pmi, non quotate in borsa di emettere i cosiddetti “mini-bond”, strumenti obbligazionari “dimensionati” da destinare ad investitori “qualificati” (ex art.100 Tuf) nazionali e internazionali.

 

A garanzia del progetto e degli investitori il rating di CRIF – la prima società italiana ad essere stata registrata, nel dicembre 2011, a livello europeo come Agenzia di Credit Rating (CRA), con l’autorizzazione di Consob ed Esma – verrà periodicamente aggiornato durante l’intera vita del prestito obbligazionario.

 

Banca di Cherasco avrà dunque il ruolo di arranger dell’operazione e di consulente tecnico per la piemontese CAAR Banca di Cherasco, con la collaborazione di ADB Analisi Dati Borsa – società di consulenza torinese – che opera in qualità di advisor dell’operazione, ha seguito l’intero progetto, dalla due diligence all’emissione obbligazionaria e fornirà la necessaria assistenza anche in fase di quotazione del titolo obbligazionario.

 

“Una Banca del territorio come la nostra non può mai dimenticare l’importanza che rivestono le Pmi per il tessuto economico nazionale e locale – ha dichiarato il Direttore Generale della Banca di Cherasco Giovanni Bottero -. Solo focalizzandoci con sostegni adeguati alle piccole realtà territoriali si torna a scoprire il vero motore economico dell’Italia. Con questa consapevolezza, Banca di Cherasco ha deciso di affiancare in veste di sponsor, previa attenta valutazione e certificazione del bilancio, un’impresa locale nell’emissione di mini-bond, consentendo così il suo accesso ai nuovi strumenti di finanziamento per dare un impulso alla propria crescita e sviluppo, con conseguenti ricadute positive sul territorio”.

 

Nello specifico, la CAAR si prepara quindi a collocare sul mercato un mini-bond a tasso fisso pari al 6.50% della durata di 5 anni per un totale di 3 milioni di Euro amortizing (con rimborso progressivo del capitale dal secondo anno), che verrà quotato sul mercato Extramot Pro di Borsaitaliana. L’emissione, come dichiarato dal Responsabile dell’Area Finanza della Banca di Cherasco Matteo Duffaut, “sta registrando un forte interesse da parte di una pluralità di investitori non solo rappresentata da operatori istituzionali quali banche, fondazioni o Sgr, ma anche da investitori privati qualificati”.

 

I minibond come strumento alternativo per il finanziamento a medio-lungo termine delle imprese (anche delle PMI)

Tra le recenti iniziative che sono state varate per contribuire a creare un circuito d’intermediazione diretto tra risparmio e investimento, in grado di indirizzare stabilmente risorse anche verso il sistema produttivo delle PMI, si segnala in particolare l’art.32 del Decreto Sviluppo – emanato nell’estate scorsa e poi modificato con successivi passaggi legislativi – che ha introdotto un set di norme, in particolar modo di tipo fiscale, che avvantaggiano sia gli investitori qualificati sia soprattutto gli emittenti non quotati, che possono collocare sia cambiali finanziarie (durate fino a 36 mesi) sia strumenti obbligazionari anche di tipo partecipativo (durate oltre 36 mesi).

Nella tabella seguente si evince infatti come ora, da un lato, anche per le società non quotate sia possibile emettere strumenti finanziari deducendo per intero gli interessi passivi (fino al 30% del ROL) e, dall’altro lato, i sottoscrittori di titoli negoziati possano beneficiare dell’esenzione dalla ritenuta d’acconto sugli interessi e altri proventi finanziari percepiti. (VEDI IN ALLEGATO TABELLA 1)

 

Altra iniziativa importante è quelle della Borsa Italiana che ha lanciato nella scorso febbraio il nuovo segmento professionale del mercato non regolamentato EXTRAMOT (Extramot PRO) dedicato alla quotazione di obbligazioni e cambiali finanziarie e creato, appunto, per offrire alle PMI un mercato nazionale flessibile ed efficiente per cogliere le opportunità, non solo fiscali, derivanti dal nuovo quadro normativo. I requisiti di ammissione per le PMI sono molto più ‘leggeri’ di quelli previsti dai mercati regolamentati – ad esempio non c’è l’obbligo di produrre un prospetto informativo approvato da Consob, ma è sufficiente presentare un documento informativo con alcune informazioni essenziali ed aggiornarlo periodicamente – e dunque anche i costi per la quotazione sono accessibili e competitivi.

Il contesto normativo e di mercato sopra citato sta però enormemente accrescendo il bisogno delle stesse imprese di qualificarsi in modo autorevole ed oggettivo attraverso un protocollo industriale che ne renda leggibile il merito creditizio.

Riducendo le asimmetrie tra imprese e potenziali finanziatori, il rating esterno esprime l’opinione sul merito creditizio di un’impresa, in particolare sulla sua capacità di onorare puntualmente le proprie obbligazioni finanziarie nel medio periodo, e rappresenta uno straordinario strumento di trasparenza e comunicazione finanziaria e di miglioramento della capacità negoziale in grado di offrire la possibilità di assicurarsi condizioni più in linea con la propria affidabilità e accedere con maggiore facilità ai diversi canali di finanziamento.

A questo riguardo, CRIF è stata la prima società italiana ad essere registrata – nel dicembre 2011 – come Agenzia di Credit Rating nel nuovo scenario regolamentare, ragion per cui i rating emessi da CRIF sono validi in tutto il territorio europeo (UE). L’importante riconoscimento è avvenuto al termine di un iter di registrazione lungo e rigoroso, che ha visto come interlocutori istituzionali di riferimento dapprima l’Autorità Nazionale che sovrintende ai mercati – Consob – e poi anche la nuova Autorità Europea, ESMA (European Securities and Markets Authority), in virtù dei nuovi poteri nel frattempo conferiti.

La registrazione come Agenzia di Credit Rating ha rappresentato per CRIF il punto di arrivo di un articolato percorso che l’ha portata in particolare a focalizzare l’attenzione sulle aziende italiane di medie dimensioni, sulle quali tipicamente oggi non sono puntati a sufficienza i fari del rating esterno al fine di facilitare l’accesso a forme alternative di finanziamento rispetto al classico canale bancario.

D’altro canto, i rating emessi da CRIF sono il risultato di un processo di valutazione che coniuga una metodologia rigorosa nello sviluppo di modelli quantitativi per la previsione del rischio di

credito delle imprese e le analisi accurate e approfondite svolte dagli analisti del Dipartimento di Rating, che puntano in particolare ad allargare lo sguardo sull’impresa cogliendone anche le opportunità e minacce competitive, strategiche ed industriali, e valutandone il posizionamento nel settore e la struttura dell’eventuale gruppo di appartenenza.

Nello specifico, i rating regolamentari attribuiti da CRIF si fondano sulla trasparenza e il track record dei bilanci dell’impresa, l’integrazione di informazioni extra-contabili, l’analisi dei fabbisogni aziendali messi in relazione con le operazioni finanziarie a copertura, le strategie e le politiche di gestione, rappresentando così uno straordinario strumento di comunicazione finanziaria.

I rating emessi da CRIF Credit Rating Agency si basano, oltreché sull’applicazione di rigorosi modelli quantitativi, sulle competenze e professionalità degli analisti del Dipartimento di Rating e degli Organi che deliberano i rating stessi. Inoltre, il processo di attribuzione del rating è strutturato in modo da garantire la piena tracciabilità di tutte le fasi di valutazione.

Inoltre, i rating di CRIF sono accompagnati da un report che illustra nel dettaglio la valutazione effettuata sull’impresa e sintetizzati da una delle 17 classi alfanumeriche (da AAA, la migliore, a CCC, la peggiore, oltre alla classe delle imprese già a default) e, grazie al riconoscimento dell’ESMA, sono utilizzabili in tutti i Paesi dell’Unione Europea. (VEDI IN ALLEGATO TABELLA 2)

 

 


Fonte:

CRIF

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