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La casa un sogno che diventa un incubo

Il sogno degli italiani, storicamente considerati grandi risparmiatori, è sempre stata la casa, che a causa della crisi in atto è però divenuta per la maggior parte delle famiglie che la possiedono un incubo. Già perché molti nuclei famigliari vivono nel costante terrore di perdere ciò che hanno acquistato con una vita di sacrifici, temono infatti di perdere la propria abitazione.

Questo il triste scenario che emerge da uno studio della Cgil, ben 3 milioni e 300 mila famiglie rischiano di perdere la casa in cui vivono, un numero enorme di nuclei famigliari che tra bollette, mutuo, riscaldamento e spese per la casa non riescono ad arrivare a fine mese. Si stima che un 40% di stipendio ogni mese finisca in tasse.

Oltre tre milioni di famiglie pagano un mutuo e molte di queste non potendo più sostenere l’importo delle rate rischiano di divenire insolventi e di vedersi pignorata la casa, solo nel 2012 si registra un aumento del 23% dei pignoramenti.

Inoltre a fine marzo le famiglie hanno subìto un altro duro colpo, è stato infatti sospeso il Piano Famiglie, che aveva consentito a quasi 90 mila nuclei di sospendere le rate del mutuo per 12 mesi, al fine di tamponare una momentanea situazione di difficoltà, come un sopraggiunto inaspettato licenziamento. Dopo tre anni e diverse proroghe la moratoria è stata sospesa, ma non è partita l’iniziativa del Fondo del Ministero delle Finanze, che doveva subentrare da aprile. Il Fondo di Solidarietà è infatti fermo a causa di un impedimento burocratico.

Purtroppo molte famiglie che vedevano nel Fondo un valido aiuto temporaneo hanno smarrito anche questa sorta di “salvagente”. Tra coloro che hanno utilizzato il Piano Famiglie però ¼  non è riuscito a riprendere i regolari pagamenti delle rate, almeno questi nuclei potranno usufruire di altri 6 mesi di tempo per rientrare del debito con la banca, a patto però di rientrare nei nuovi parametri di assegnazioni.

Il “Fondo Gasparrini” ha tentato di escludere tutti quei comportamenti opportunistici che sono stati riscontrati con il Piano Famiglie. Potranno quindi presentare la domanda tutti i soggetti che negli ultimi 3 anni hanno perso il posto di lavoro a causa di un licenziamento, per scadenza naturale del contratto o perché messi in cassaintegrazione dall’azienda, l’importo richiesto per il mutuo non deve superare i 250 mila euro e l’indicatore ISEE deve essere pari o inferiore ai 30 mila euro.

Secondo le analisi della Cgil è emerso che oltre al mutuo sul budget famigliare ha inciso moltissimo la pressione fiscale, divenuta insostenibile per la maggior parte delle famiglie, specie quelle che vivono nei grandi centri, nelle città come Roma, Torino, Napoli e Genova l’Imu ha infatti pesato moltissimo ed ha penalizzato molto i proprietari di casa. È stato calcolato che ben 1150 euro al mese vengano spese tra mutuo e spese fisse, una cifra enorme considerando che molte famiglie, a causa della situazione economica e lavorativa attuale, sono costrette a vivere con un solo stipendio.

Molte anche le famiglie, dati emersi da idealista.it, che hanno dovuto ricorrere alla vendita della nuda proprietà, queste hanno infatti preferito svendere la propria abitazione pur di perderla a causa dei debiti nei confronti delle banche.

Le operazioni concluse nel 2012 sono state 23.606, molti gli anziani che hanno deciso di vendere la nuda proprietà vitalizia, mantenendo quindi l’usufrutto della propria abitazione e ricavando immediata liquidità dalla vendita. Una liquidità considerata dai più un importante ammortizzatore sociale, che ha permesso loro di vivere più tranquillamente o di aiutare, ancora in vita, figli e nipoti in altrettante difficoltà economiche. In aumento, purtroppo anche le coppie giovani, che hanno venduto la nuda proprietà a termine, lo hanno fatto perché insolventi verso le banche, a causa dell’impossibilità di pagare le rate, e hanno quindi preferito vendere per poter saldare il debito.

Se si analizzano tutti gli aspetti sopra esposti è facilmente comprensibile il timore avvertito dalle famiglie, che temono che quello che doveva risultare l’investimento di una vita possa trasformarsi in un peso troppo gravoso e non più sostenibile.

Peccato specie se si considera che l’immobile è sempre stato considerato un buon modo per investire capitali, le abitazioni infatti dal 1998 ad oggi, secondo uno studio Tecnocasa, a livello nazionale si sono rivalutate del 67.8% in termini nominali.


Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village

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