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Nessun segnale di ripresa per la domanda di credito delle famiglie

La perdurante incertezza del quadro congiunturale e un mercato del lavoro ancora fragile, con un tasso di disoccupazione in ulteriore crescita, ha portato il clima di fiducia ai livelli minimi degli ultimi anni, inducendo le famiglie a rinviare gli investimenti e gli acquisti, specie nel caso dei beni di importo più consistente. Questa dinamica, improntata alla sostanziale prudenza, trova conferma anche nell’andamento della domanda di mutui e prestiti nei primi 10 mesi dell’anno in corso.
Il dato aggregato della domanda di mutui, espresso come numero di richieste da parte delle famiglie italiane rilevato su EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF, consolida nei primi 10 mesi dell’anno una dinamica decisamente negativa (anche se nel mese di ottobre emerge un lieve rallentamento del calo) che perdura da inizio 2010 ma, soprattutto, denota un sostanziale riposizionamento su volumi significativamente inferiori rispetto a quelli rilevati negli anni scorsi.
Nello specifico, a fine ottobre l’andamento della domanda ha fatto segnare un eloquente -44% rispetto ai primi dieci mesi del 2011, decremento che arriva addirittura a superare sistematicamente il -50% nel confronto con il pari periodo degli anni precedenti.

Nel singolo mese di ottobre appena concluso la domanda di mutui da parte delle famiglie italiane si è invece assestata su un -40%.
“La crisi economica ancora irrisolta, che ha determinato un tasso di disoccupazione stabilmente alto e una debole dinamica dei redditi, ha prodotto un riflesso immediato e diretto anche sulle aspettative delle famiglie, che hanno tirato il freno a mano e rinviato anche gli acquisti immobiliari a momenti più propizi – commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF -. In questa fase di incertezza, l’atteggiamento prudente degli italiani non sembra essere stato stimolato neppure dallo stallo del mercato immobiliare e dalla conseguente diminuzione dei prezzi, che avrebbe potuto rendere appetibile l’acquisto di abitazioni anche come forma di investimento finanziario”.

Passando all’analisi della domanda di prestiti e confrontando il numero delle richieste rilevato a fine ottobre con quello dei primi 10 mesi del 2011, il decremento rilevato è stato pari a -5% ma facendo riferimento al 2008, quindi prima che la congiuntura economica negativa si consolidasse, emerge una diminuzione complessiva del -20%.
“Relativamente alla dinamica che stiamo registrando per la domanda di prestiti bisogna considerare che i consumi di beni durevoli, per l’acquisto dei quali più frequentemente si ricorre ad un finanziamento, stanno facendo segnare una netta contrazione, come anche recentemente confermato dall’ISTAT – aggiunge Capecchi.

Relativamente al mese di ottobre appena concluso, la domanda di prestiti è tornata a far segnare un decremento (-5% rispetto al corrispondente mese del 2011) dopo un periodo che sembrava invece far presagire una inversione di tendenza.

Entrando maggiormente nel dettaglio e distinguendo la domanda nelle due tipologie di prestiti (sempre considerando i dati ponderati sui giorni lavorativi rispetto allo stesso mese del 2011), emerge un andamento speculare, con un calo del -4% per prestiti personali e del -6% per i prestiti finalizzati.

DURATE E IMPORTI MEDI


A ulteriore conferma della cautela adottata dalle famiglie italiane in questa fase del ciclo economico va considerata anche la progressiva diminuzione dell’importo medio richiesto per i mutui, che nei primi dieci mesi del 2012 ha fatto registrare un ulteriore calo, attestandosi a 131.616 Euro contro i 136.976 Euro del 2011.
Inoltre, analizzando la distribuzione delle richieste di mutuo in funzione dell’importo richiesto si consolida lo spostamento verso le fasce più basse: nei primi 10 mesi del 2012, infatti, la classe in cui si sono concentrate le preferenze degli italiani è stata ancora una volta quella compresa tra i 100 e i 150.000 Euro, con una quota superiore al 29% del totale.
Relativamente alla domanda di mutui per fascia di durata, invece, la distribuzione rimane sostanzialmente stabile rispetto al medesimo periodo 2011: è nuovamente la classe compresa tra i 25 e i 30 anni a risultare quella maggiormente richiesta dalle famiglie italiane, con una quota superiore al 30% del totale.

“In quest’ultimo anno la propensione a richiedere nuovi mutui da parte degli italiani è stata sicuramente influenzata anche dal fatto che sostituzioni e surroghe hanno cessato di essere significativamente praticate, in quanto non più particolarmente convenienti per i mutuatari, mentre negli anni scorsi avevano sostenuto il mercato dando la possibilità alle famiglie di rivedere e rinegoziare i piani di investimento e le condizioni del proprio finanziamento – illustra Capecchi –. Nel complesso è però il cambiamento di orientamento delle famiglie nei confronti dell’investimento immobiliare a rappresentare il vero fattore cruciale, con le compravendite residenziali che stanno registrando una brusca frenata. Per altro bisogna considerare che, per quanto il dato possa sembrare sorprendente, in Italia la quota di compravendite residenziali assistite da un mutuo si aggira mediamente solo intorno al 40% del totale”.

La cautela delle famiglie trova conferma anche nell’analisi degli importi medi richiesti più ridotti per i prestiti rispetto al recente passato.
Considerando la distribuzione delle domande per classi di importo, per i prestiti finalizzati si conferma il trend di redistribuzione verso i ticket più bassi: sotto i 5.000 euro si concentra infatti oltre il 70% della domanda complessiva, fascia in forte crescita rispetto al 2011. Di conseguenza anche l’importo medio totale risulta in diminuzione e si attesta su un valore inferiore a quello del cumulato nei primi dieci mesi dell’anno scorso, con 4.768 euro del 2012 contro i 5.319 euro del 2011.
Anche per i prestiti personali è in atto una redistribuzione verso gli importi più bassi: le fasce di importo inferiore ai 20.000 euro continuano infatti a essere quelle in cui si concentra la maggior parte della domanda, arrivando a una quota prossima all’84% della domanda complessiva. Anche per i prestiti personali l’importo medio cumulato nei primi dieci mesi dell’anno risulta in diminuzione e si attesta a 11.801 euro contro i 12.261 dello stesso periodo del 2011.

Per quanto riguarda la durata del prestito richiesto, infine, si evidenzia una sostanziale stabilità rispetto al recente passato: la classe oltre i 5 anni continua a risultare la più richiesta con una quota pari quasi al 23% del totale, seguita dalla fascia compresa tra i 2 e i 3 anni (con una quota pari a quasi il 20%) e da quella fino ad 1 anno (con il 19%).

Disaggregando l’analisi, per i prestiti finalizzati la classe di durata maggiormente richiesta risulta essere quella fino a 1 anno, con quasi un terzo del totale, mentre per i prestiti personali la durata oltre i 5 anni è quella predominante (oltre il 41% del totale).

“In questa delicata fase, tra i fattori che hanno sostenuto l’erogazione dei finanziamenti alle famiglie indubbiamente ha giocato un ruolo chiave la buona referenza creditizia dei richiedenti. Alla luce di questa evidenza appare però oltremodo fondamentale che i consumatori abbiano una chiara consapevolezza del ruolo che il proprio livello di sostenibilità finanziaria e la propria storia creditizia hanno nella valutazione da parte di banche e società finanziarie ai fini dell’erogazione del credito” – conclude Capecchi.


Fonte:

CRIF

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