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Per i mutui continua la dieta forzata

Crollano le domande di mutuo. Nel primo quadrimestre dell’anno il sistema informativo della centrale rischi Crif evidenzia un calo del 46% rispetto allo stesso periodo del 2011, con un trend costante: da sei mesi consecutivi il dato tendenziale è superiore al 40%.

Impegni ridotti

La discesa è iniziata ad aprile 2011, quando i primi segnali di tensioni sui Btp avevano portato a un rialzo degli spread da parte delle banche e a un calo delle richieste del 10%, e la situazione si è deteriorata in autunno, quando gli istituti, pur in presenza di parametri di indicizzazione ai minimi storici, hanno ulteriormente inasprito le condizioni, sia in termini di tasso sia in quelli di requisiti reddituali e patrimoniali di chi chiede il finanziamento.

Sta scendendo in maniera significativa anche la cifra richiesta: ad aprile la media si è attestata a 130 mila euro, mentre due anni fa superava i 140 mila euro. Tutto questo sta portando a una situazione all’apparenza paradossale; le percentuali di rifiuto di finanziamento da parte delle banche starebbero scendendo, perché la scrematura a monte, prima dell’istruttoria, è talmente rigida che chi presenta la domanda ha quasi sempre i requisiti.

Oggi è ben difficile ottenere mutui che superino il 60% del valore di stima dell’immobile, e il valore di stima, lo ricordiamo, non è il prezzo pagato dall’acquirente, ma quanto otterrebbe la banca se si trovasse in condizione di dover vendere all’asta la casa. Inoltre il rapporto rata/reddito non supera il 30% (per ottenere un mutuo da 700 euro al mese bisogna guadagnarne in maniera stabile almeno 2.500) per il tasso fisso, mentre per i variabili, molto richiesti ma in prospettiva piuttosto rischiosi, il calcolo viene effettuato con rapporti sotto il 25%.

Infine, quando anche solo il requisito patrimoniale o quello reddituale sono giudicati ai limiti dell’affidabilità, le banche richiedono garanzie supplementari, come assicurazioni o disponibilità di terzi a farsi carico di eventuali morosità.

Le motivazioni

Il «credit crunch» è però una spiegazione solo parziale di quanto sta succedendo: «La dinamica registrata in questi mesi – dice Enrico Lodi, direttore generale Credit Bureau Services di Crif – è certo riconducibile alla congiuntura negativa e alle prospettive di stagnazione nel medio periodo dell’economia italiana, con una domanda da parte delle famiglie decisamente debole.

Ma le dimensioni che ha assunto negli ultimi cinque mesi non può essere imputata soltanto ad una offerta meno elastica e conveniente da parte dagli istituti bancari». Secondo Lodi l’incertezza sul futuro che sta penalizzando le domande di prestiti a breve termine gioca un ruolo ancora più decisivo nel caso dei mutui. Nella lettura dei dati bisogna anche ricordare che oggi di fatto sono sparite dal mercato le surroghe. «In questi primi quattro mesi 2012 hanno rappresentato una quota di poco superiore al 2,0% del totale e ad aprile siamo addirittura arrivati all’ 1,6%, mentre nel primo quadrimestre 2011 la quota era del 9,7%», continua Lodi.

D’altra parte chi doveva rottamare il mutuo lo ha già fatto da tempo, oggi non ha quasi senso, visto che, anche nella migliore delle ipotesi, ci si sente chiedere uno spread del 3% e in pratica non si riesce ad abbassare in maniera significativa la spesa rispetto al mutuo già in corso. O meglio, la spesa si potrebbe abbassare se oltre a surrogare il mutuo se ne allungasse la durata, ma in questo caso la banca a cui si chiede il nuovo mutuo sospetta che il debitore abbia una situazione economica a rischio e non concede il finanziamento. Infine, oltre a tutte le ragioni sopra ricordate, ve n’è probabilmente un’altra: si attende una discesa dei prezzi delle case e molti potenziali acquirenti stanno prendendo tempo e potrebbero aspettare anche molto.


Autore: Gino Pagliuca
Fonte:

Corriere della Sera.it

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