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Crisi: gennaio decisivo per l’euro e lo spread (il punto)

Le prossime settimane si annunciano decisive per comprendere se l’Europa riuscira’ a far decollare una soluzione efficace e credibile per superare la crisi del debito sovrano e le difficolta’ dell’euro. L’anno da poco alle spalle sara’ ricordato per lo spread e la raffica di manovre di aggiustamento dei conti pubblici prodotte da Atene a Madrid passando per Roma, Parigi e Dublino. I

l nuovo anno parte con segnali di distensione sui mercati finanziari. Le borse europee in forte rialzo e lo spread tra Btp italiano e bund tedesco in calo di 27 punti ma sempre sopra la soglia critica dei 500 punti mentre un anno fa viaggiava intorno ai 170. Gennaio dunque presenta una agenda ricca di appuntamenti a cominciare dal vertice tra Mario Monti e il premier britannico Cameron il giorno dell’Epifania seguito dal bilaterale tra Sarkozy e la Merkel.

Poi l’Eurogruppo del 23 gennaio e il nuovo vertice europeo a fine mese dopo la delusione dei mercati per gli esiti del Consiglio europeo di dicembre. Il problema della crisi resta a mancanza di una rete di sicurezza che scongiuri l’insolvenza dei paesi dell’Euroclub proteggendo chi investe in titoli pubblici. I sistemi di difesa non sono stati ancora affrontati pienamente. Il Fondo europeo per la stabilita’ finanziaria, il cosiddetto salva-stati, ha una potenza di fuoco intorno a 440 miliardi di euro, a cui si aggiunge una ”fantomatica” leva, cioe’ la possibilita’ di indebitarsi, peraltro non ancora quantificata dopo mesi di summit europei.

A disposizione ci saranno anche nuove risorse dal Fondo Monetario Internazionale pari a circa 150 milardi. Denaro forse sufficiente a coprire le esigenze di finanziamento del debito pubblico del 2012 di Italia e Spagna, pari a 550 miliardi di euro, nel caso i due paesi perdessero l’accesso al mercato dei capitali a causa di una nuova impennata dei tassi di interesse. Denaro sicuramente insufficiente a salvare dal ”default Italia e Spagna che hanno complessivamente un debito pubblico di 2.600 miliardi, di cui 1.800 in titoli pubblici a medio e lungo termine. Sulla faticosa costruzione della rete di sicurezza si sono consumate fratture importanti nell’Unione europea. Al Fondo salva-stati contribuiscono solo i 17 paesi della moneta unica piu’ la Svezia, gli altri 9 dell’Unione europea, hanno declinato l’invito a metter mano al portafoglio.

In attesa che la politica trovi la ”quadra’, l’onere della sostenibilita’ dell’euro resta soprattutto in capo alla Bce. L’Eurotower ha speso 273 miliardi di euro in titoli pubblici dei paesi sfiduciati dai mercati continuando ad inondare il mercato di liquidita’ per scongiurare il collasso delle banche. L’azione dell’Eurotower non ha impedito la ”frammentazione” del mercato finanziario dell’Eurozona. Per finanziare il debito pubblico la Germania paga sui titoli di stato decennali tassi dell’1,93%, Olanda 2,24%, Finlandia 2,36%, Austria 3,06%, Francia 3,07%, Belgio 4,07% , Spagna 5,28%, Italia 7%, Irlanda 8,60%, Portogallo 13,66%, Grecia 35%.

Differenze che riportano ai tempi del marco tedesco, fiorino olandese, lira, peseta e dracma. Germania, Olanda, Francia, Austria Finlandia pagano sul debito pubblico interessi di gran lunga inferiori a quelli del 2007, ultimo anno di grazia dell’economia, gli altri spendono molto piu’ di prima, dal doppio al triplo, alcuni non possono piu’ nemmeno finanziarsi. E’ lo specchio della grande fuga di capitali che lasciano il Club Med dell’euro per trovare rifugio in paesi considerati piu’ solidi. Non e’ piu’ una stravaganza chiedersi se un euro che circola a Berlino abbia lo stesso valore di quello che circola a Roma o Madrid. A vedere come si sta distribuendo l’allocazione internazionale dei capitali sembra proprio che la moneta unica si sia sdoppiata: EuroNord ed EuroSud.


Fonte:
Asca

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