Scelti per voi

Salvagente retail per le banche italiane

Ancora una volta, per fronteggiare la crisi, le banche italiane fanno affidamento sulla loro larga base di clienti retail. Alle prese con gli aumentati spread del “rischio Italia” che si ripercuotono sui costi della loro raccolta e sfruttando anche le recenti modifiche della tassazione sulle rendite finanziarie, gli istituti di credito della penisola hanno moltiplicato in queste settimane le offerte di “conti di deposito”.

Quei conti sono quasi sempre a “costo O” e prevedono interessi lordi a favore dei depositanti (vedi tabella) tra il 3 ed il 4% l’anno. C’è una sola condizione da rispettare. I ratei maturano soltanto sulle somme tenute in deposito per uno o due anni. Dal punto di vista delle banche si tratta di una forma di raccolta a vista. È immediatamente smobilizzabile ma, certamente, con un forte incentivo a rimanere stabile nel tempo.

Per i risparmiatori i “conti di deposito” hanno un vantaggio fiscale in arrivo. Dal primo gennaio l’aliquota sostitutiva sui quei prodotti – ha stabilito la manovra economica appena approvata – scenderà dal 27 al 20% allineandosi a quella sul risparmio gestito e le altre rendite finanziarie che salirà invece dal 12,5 al 20 per cento. Con un conto corrente, inoltre, non si paga l’imposta di bollo sui portafogli titoli, ciò che rappresenta un altro punto a favore rispetto ad altre destinazioni di risparmio. Inoltre i conti correnti bancari, anche quelli di deposito, sono protetti dal fondo di garanzia dei depositi che copre i risparmi fino a circa 100mila euro dal rischio di insolvenza della banca.

Con questa offerta allo sportello gli istituti di credito si propongono di intercettare i flussi in uscita dal risparmio gestito, soprattutto dal mondo dei fondi d’investimento. Oggi Assogestioni rende noti i risultati del mese di agosto e la previsione è di un un nuovo violento scossone. Quanto alla raccolta obbligazionaria la situazione che le banche stanno vivendo mostra un andamento differenziato.

L’attuale fase di incertezza, che si riflette nei costi della provvista, ha diradato fortemente le emissioni destinate a un pubblico di investitori istituzionali (a livello di sistema valgono circa il 30% delle emissioni totali). Chi ha avuto tempismo ha anticipato il trend negativo del mercato lanciando nella prima parte dell’anno le sue operazioni di finanziamento. Ad esempio Unicredit ha annunciato di aver completato a fine agosto il 95% del suo funding per l’intero anno. E ieri ha dato un ulteriore segnale di tranquillità al mercato rendendo noto, in una giornata devastante per i mercati finanziari internazionali, di aver rimborsato prima del tempo un prestito subordinato di 750 milioni (dopo l’emissione da 1,5 miliardi ripagata anticipatamente nelle scorse settimane). Non intaccate dalla crisi, almeno per il momento, sono invece le emissioni di bond collocate dagli sportelli e destinate dalla clientela al dettaglio. Quelle obbligazioni, che pure scontano la concorrenza fiscale dei titoli di stato (l’aliquota è rimasta al 12,50%), vengono proposte con tassi d’interesse in aumento e continuano ad incontrare il favore del pubblico. Anche su questo versante, insomma, è il retail che sostiene le banche italiane.


Autore: Riccardo Sabbatini
Fonte: Il Sole 24 ore

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.