Ad influire sui tassi di default delle imprese italiane continuano a essere fattori geopolitici di rilievo. L’incertezza dell’economia globale, alimentata dai dazi imposti dagli Stati Uniti e dall’instabilità derivante dai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, che non mostrano segnali di risoluzione, contribuisce a creare un clima sfavorevole anche nel Bel Paese. Nonostante ciò, i tassi di deterioramento del credito restano sotto controllo, con aumenti contenuti e ben lontani dal picco del 2012.
A rivelarlo è l’Outlook ABI-Cerved 2025-2027, secondo cui il tasso di default delle imprese è salito dal 2,6% del 2024 al 2,9% nel 2025, con una previsione del 3% nel 2026 e un successivo rientro al 2,9% nel 2027. Siamo quindi ben lontani dal 7,5% registrato nel 2012, segnale di un sistema più resiliente e di una gestione del credito progressivamente maturata nel tempo, anche se i dati richiedono un costante monitoraggio per prevenire nuovi rischi di deterioramento.
Le differenze territoriali e settoriali – Nord e Costruzioni guidano l’aumento
Sebbene con percentuali complessivamente inferiori alla media nazionale, è nel Nord Italia che si prevede l’aumento più marcato dei tassi di default. Il rischio cresce infatti in modo diffuso su tutto il territorio, ma con dinamiche più accentuate nelle aree settentrionali: nel Nord-Est il tasso di deterioramento passerà dall’1,8% al 2,1%, mentre nel Nord-Ovest salirà dal 2,3% al 2,6%. Incrementi più contenuti si registrano invece nel Centro (dal 3,1% al 3,3%) e nel Sud e Isole (dal 3,5% al 3,7%), che restano comunque le aree più esposte, con un divario di oltre un punto e mezzo rispetto al Nord-Est.
A livello settoriale, le Costruzioni continuano a rappresentare il comparto più fragile, con un tasso di deterioramento previsto al 3,1% nel 2025, seguite dall’Industria (2,7%) e dai Servizi e Agricoltura (entrambi al 2,9%). Le microimprese rimangono la categoria più vulnerabile, con un rischio stimato al 3,1% nel 2027.
Scenari futuri: cosa aspettarsi nel biennio 2026–2027
Le previsioni per il biennio 2026-2027 delineano uno scenario in lieve miglioramento, sostenuto da una crescita economica moderata e da una politica monetaria più espansiva. L’occupazione stabile e il graduale calo dei tassi d’interesse contribuiranno a mantenere sotto controllo il rischio di credito, anche se l’incertezza globale continua a rappresentare un fattore di vulnerabilità che invita a leggere le previsioni con estrema cautela.
Secondo l’Outlook ABI-Cerved, il tasso di default dovrebbe attestarsi al 3% nel 2026, per poi scendere nuovamente al 2,9% nel 2027, in linea con i livelli pre-pandemici.
A livello settoriale, il comparto delle Costruzioni resterà il più esposto ma mostrerà segnali di miglioramento, mentre Industria, Servizi e Agricoltura seguiranno un percorso di progressiva stabilizzazione. Anche sul piano geografico il rischio rimarrà distribuito in modo omogeneo, con il Mezzogiorno che continuerà a registrare i valori più elevati, ma in riduzione rispetto al 2019.
Nel complesso, il sistema bancario e imprenditoriale italiano si conferma più resiliente e preparato ad affrontare le turbolenze esterne, grazie a un rafforzamento patrimoniale e a una gestione del credito sempre più evoluta.
Ad influire sui tassi di default delle imprese italiane continuano a essere fattori geopolitici di rilievo. L’incertezza dell’economia globale, alimentata dai dazi imposti dagli Stati Uniti e dall’instabilità derivante dai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, che non mostrano segnali di risoluzione, contribuisce a creare un clima sfavorevole anche nel Bel Paese. Nonostante ciò, i tassi di deterioramento del credito restano sotto controllo, con aumenti contenuti e ben lontani dal picco del 2012.
A rivelarlo è l’Outlook ABI-Cerved 2025-2027, secondo cui il tasso di default delle imprese è salito dal 2,6% del 2024 al 2,9% nel 2025, con una previsione del 3% nel 2026 e un successivo rientro al 2,9% nel 2027. Siamo quindi ben lontani dal 7,5% registrato nel 2012, segnale di un sistema più resiliente e di una gestione del credito progressivamente maturata nel tempo, anche se i dati richiedono un costante monitoraggio per prevenire nuovi rischi di deterioramento.
Le differenze territoriali e settoriali – Nord e Costruzioni guidano l’aumento
Sebbene con percentuali complessivamente inferiori alla media nazionale, è nel Nord Italia che si prevede l’aumento più marcato dei tassi di default. Il rischio cresce infatti in modo diffuso su tutto il territorio, ma con dinamiche più accentuate nelle aree settentrionali: nel Nord-Est il tasso di deterioramento passerà dall’1,8% al 2,1%, mentre nel Nord-Ovest salirà dal 2,3% al 2,6%. Incrementi più contenuti si registrano invece nel Centro (dal 3,1% al 3,3%) e nel Sud e Isole (dal 3,5% al 3,7%), che restano comunque le aree più esposte, con un divario di oltre un punto e mezzo rispetto al Nord-Est.
A livello settoriale, le Costruzioni continuano a rappresentare il comparto più fragile, con un tasso di deterioramento previsto al 3,1% nel 2025, seguite dall’Industria (2,7%) e dai Servizi e Agricoltura (entrambi al 2,9%). Le microimprese rimangono la categoria più vulnerabile, con un rischio stimato al 3,1% nel 2027.
Scenari futuri: cosa aspettarsi nel biennio 2026–2027
Le previsioni per il biennio 2026-2027 delineano uno scenario in lieve miglioramento, sostenuto da una crescita economica moderata e da una politica monetaria più espansiva. L’occupazione stabile e il graduale calo dei tassi d’interesse contribuiranno a mantenere sotto controllo il rischio di credito, anche se l’incertezza globale continua a rappresentare un fattore di vulnerabilità che invita a leggere le previsioni con estrema cautela.
Secondo l’Outlook ABI-Cerved, il tasso di default dovrebbe attestarsi al 3% nel 2026, per poi scendere nuovamente al 2,9% nel 2027, in linea con i livelli pre-pandemici.
A livello settoriale, il comparto delle Costruzioni resterà il più esposto ma mostrerà segnali di miglioramento, mentre Industria, Servizi e Agricoltura seguiranno un percorso di progressiva stabilizzazione. Anche sul piano geografico il rischio rimarrà distribuito in modo omogeneo, con il Mezzogiorno che continuerà a registrare i valori più elevati, ma in riduzione rispetto al 2019.
Nel complesso, il sistema bancario e imprenditoriale italiano si conferma più resiliente e preparato ad affrontare le turbolenze esterne, grazie a un rafforzamento patrimoniale e a una gestione del credito sempre più evoluta.