L’attuazione della Secondary Market Directive sta introducendo nuove regole nel settore. Cosa comporta questo cambiamento per le imprese 115?
La nuova cornice regolamentare ha portato inevitabilmente a un innalzamento generalizzato dei requisiti operativi e di compliance. Anche le imprese 115, pur non essendo soggette alla vigilanza della Banca d’Italia, devono oggi confrontarsi con un contesto molto più esigente. Gli standard richiesti dal mercato – e in particolare dalla committenza bancaria – si sono alzati: si parla di sistemi organizzativi più strutturati, presìdi di sicurezza informatica avanzati, adempimenti in ambito antiriciclaggio e una governance più solida.
Questo significa che, anche senza passaggi formali verso nuovi regimi autorizzativi, le 115 devono comunque investire per mantenere la propria operatività e credibilità. In alcuni casi, soprattutto per le realtà di minori dimensioni, questi adeguamenti rappresentano uno sforzo importante, tanto in termini economici quanto organizzativi. Ma è anche un’opportunità per rafforzare la qualità complessiva del settore.
Qual è stato il ruolo di UNIREC in questo passaggio così delicato per il settore?
Come associazione, abbiamo lavorato per tutelare la pluralità del mercato. L’obiettivo è stato quello di garantire spazio operativo a tutte le imprese che operano con serietà e standard elevati, anche al di fuori dei nuovi regimi autorizzativi. Non tutte le aziende hanno la struttura per affrontare i costi e gli adempimenti richiesti da determinati percorsi, e Unirec si è impegnata per evitare che questo diventasse un elemento discriminante.
In questo scenario, le imprese 115 possono ancora avere un ruolo competitivo?
Sì, e questo è un punto fondamentale da chiarire. Le imprese 115 continuano a rappresentare una componente essenziale del mercato, soprattutto per la loro capacità di offrire servizi agili, personalizzati e con tempi di risposta rapidi. È una caratteristica storica che ha permesso loro, nel tempo, di instaurare rapporti solidi con banche e finanziarie, anche in assenza di particolari regimi autorizzativi.
Oggi il mercato richiede maggiore struttura e compliance, ma questo non significa che le 115 siano fuori gioco, anzi. Molte di esse hanno già avviato percorsi interni di adeguamento, investendo in sicurezza informatica, governance e processi. Questo le rende in grado di rispondere ai nuovi standard pur mantenendo quella flessibilità operativa che, in certi contesti, è ancora molto apprezzata.
UNIREC, dal canto suo, ha lavorato proprio per far sì che il nuovo quadro normativo non cancellasse questa pluralità di modelli operativi. Il valore delle 115 sta anche nella loro capacità di evolversi, rimanendo competitive senza snaturarsi.
Quanto peseranno le scelte della committenza, in particolare bancaria, nelle prossime evoluzioni del mercato?
Molto. Le banche, oggi più che mai, cercano garanzie elevate in termini di sicurezza, trasparenza e solidità del partner. In alcuni casi potrebbero orientarsi verso soggetti con requisiti autorizzativi più avanzati, ma non esiste una linea univoca: ogni istituto adotta criteri propri, spesso legati alla tipologia di credito gestito e al livello di rischio.
In questa fase di transizione, gli operatori stanno valutando con attenzione come posizionarsi rispetto alla nuova regolamentazione. Alcuni stanno investendo per rafforzare la compliance pur rimanendo nell’ambito 115, altri osservano l’evoluzione normativa e quella del mercato prima di intraprendere scelte strutturali. È una fase di assestamento, in cui il ruolo della committenza sarà determinante, ma in cui c’è ancora spazio per modelli diversi, purché solidi e trasparenti.
Che messaggio si sente di dare oggi alle imprese 115, soprattutto a quelle più piccole?
Il mio messaggio è chiaro: non bisogna scoraggiarsi. È vero, il contesto sta cambiando e il livello di complessità si è alzato per tutti, ma questo non significa che ci sia un’unica strada per restare competitivi. Anche le imprese di dimensioni più contenute, se ben strutturate e orientate alla qualità, possono continuare a lavorare con successo, investendo su ciò che da sempre le contraddistingue: flessibilità, capacità di adattamento e relazioni consolidate con la committenza.
UNIREC continuerà a svolgere un ruolo di accompagnamento in questo percorso. Stiamo lavorando per rappresentare tutto il settore, garantendo che nessuno venga escluso o penalizzato in virtù delle proprie dimensioni. È importante che ogni operatore faccia le proprie valutazioni in modo consapevole, ma anche con fiducia: c’è spazio per chi dimostra affidabilità, solidità e attenzione alla compliance, anche senza dover necessariamente aderire a regimi più onerosi.
Il mercato ha bisogno di pluralità e competenze diverse, e il nostro compito è proprio quello di difendere un modello inclusivo, meritocratico e basato sulla qualità del servizio.
L’attuazione della Secondary Market Directive sta introducendo nuove regole nel settore. Cosa comporta questo cambiamento per le imprese 115?
La nuova cornice regolamentare ha portato inevitabilmente a un innalzamento generalizzato dei requisiti operativi e di compliance. Anche le imprese 115, pur non essendo soggette alla vigilanza della Banca d’Italia, devono oggi confrontarsi con un contesto molto più esigente. Gli standard richiesti dal mercato – e in particolare dalla committenza bancaria – si sono alzati: si parla di sistemi organizzativi più strutturati, presìdi di sicurezza informatica avanzati, adempimenti in ambito antiriciclaggio e una governance più solida.
Questo significa che, anche senza passaggi formali verso nuovi regimi autorizzativi, le 115 devono comunque investire per mantenere la propria operatività e credibilità. In alcuni casi, soprattutto per le realtà di minori dimensioni, questi adeguamenti rappresentano uno sforzo importante, tanto in termini economici quanto organizzativi. Ma è anche un’opportunità per rafforzare la qualità complessiva del settore.
Qual è stato il ruolo di UNIREC in questo passaggio così delicato per il settore?
Come associazione, abbiamo lavorato per tutelare la pluralità del mercato. L’obiettivo è stato quello di garantire spazio operativo a tutte le imprese che operano con serietà e standard elevati, anche al di fuori dei nuovi regimi autorizzativi. Non tutte le aziende hanno la struttura per affrontare i costi e gli adempimenti richiesti da determinati percorsi, e Unirec si è impegnata per evitare che questo diventasse un elemento discriminante.
In questo scenario, le imprese 115 possono ancora avere un ruolo competitivo?
Sì, e questo è un punto fondamentale da chiarire. Le imprese 115 continuano a rappresentare una componente essenziale del mercato, soprattutto per la loro capacità di offrire servizi agili, personalizzati e con tempi di risposta rapidi. È una caratteristica storica che ha permesso loro, nel tempo, di instaurare rapporti solidi con banche e finanziarie, anche in assenza di particolari regimi autorizzativi.
Oggi il mercato richiede maggiore struttura e compliance, ma questo non significa che le 115 siano fuori gioco, anzi. Molte di esse hanno già avviato percorsi interni di adeguamento, investendo in sicurezza informatica, governance e processi. Questo le rende in grado di rispondere ai nuovi standard pur mantenendo quella flessibilità operativa che, in certi contesti, è ancora molto apprezzata.
UNIREC, dal canto suo, ha lavorato proprio per far sì che il nuovo quadro normativo non cancellasse questa pluralità di modelli operativi. Il valore delle 115 sta anche nella loro capacità di evolversi, rimanendo competitive senza snaturarsi.
Quanto peseranno le scelte della committenza, in particolare bancaria, nelle prossime evoluzioni del mercato?
Molto. Le banche, oggi più che mai, cercano garanzie elevate in termini di sicurezza, trasparenza e solidità del partner. In alcuni casi potrebbero orientarsi verso soggetti con requisiti autorizzativi più avanzati, ma non esiste una linea univoca: ogni istituto adotta criteri propri, spesso legati alla tipologia di credito gestito e al livello di rischio.
In questa fase di transizione, gli operatori stanno valutando con attenzione come posizionarsi rispetto alla nuova regolamentazione. Alcuni stanno investendo per rafforzare la compliance pur rimanendo nell’ambito 115, altri osservano l’evoluzione normativa e quella del mercato prima di intraprendere scelte strutturali. È una fase di assestamento, in cui il ruolo della committenza sarà determinante, ma in cui c’è ancora spazio per modelli diversi, purché solidi e trasparenti.
Che messaggio si sente di dare oggi alle imprese 115, soprattutto a quelle più piccole?
Il mio messaggio è chiaro: non bisogna scoraggiarsi. È vero, il contesto sta cambiando e il livello di complessità si è alzato per tutti, ma questo non significa che ci sia un’unica strada per restare competitivi. Anche le imprese di dimensioni più contenute, se ben strutturate e orientate alla qualità, possono continuare a lavorare con successo, investendo su ciò che da sempre le contraddistingue: flessibilità, capacità di adattamento e relazioni consolidate con la committenza.
UNIREC continuerà a svolgere un ruolo di accompagnamento in questo percorso. Stiamo lavorando per rappresentare tutto il settore, garantendo che nessuno venga escluso o penalizzato in virtù delle proprie dimensioni. È importante che ogni operatore faccia le proprie valutazioni in modo consapevole, ma anche con fiducia: c’è spazio per chi dimostra affidabilità, solidità e attenzione alla compliance, anche senza dover necessariamente aderire a regimi più onerosi.
Il mercato ha bisogno di pluralità e competenze diverse, e il nostro compito è proprio quello di difendere un modello inclusivo, meritocratico e basato sulla qualità del servizio.