Un cambiamento che già da tempo aleggiava nei corridoi di UNIREC, spinto dalla necessità di adattarsi a un mercato della gestione del credito in continua evoluzione. Un passaggio inevitabile per un’associazione che, nata nel 1998, oggi rappresenta in Italia quasi l’80% del comparto, con oltre 15 mila professionisti.
In occasione dell’Assemblea straordinaria, è stato approvato l’aggiornamento dello statuto, che introduce un nuovo assetto della governance: più inclusiva, più aderente alla struttura attuale del mercato e con un Consiglio Direttivo ridotto da 11 a 9 membri, per decisioni più snelle ed efficaci.
Il cuore della riforma: governance e criteri associativi
«Un intenso lavoro di confronto con la base associativa» – così Marcello Grimaldi, Presidente di UNIREC, ha descritto il percorso che ha portato alla revisione dello statuto – «per rappresentare in modo compatto e unitario il settore in tutta la sua complessità davanti alle istituzioni».
Il nuovo statuto chiarisce che possono diventare Soci ordinari tutte le imprese, o consorzi di imprese, in possesso di regolare titolo autorizzativo per la gestione e il recupero crediti, anche in sofferenza, secondo quanto previsto dal TULPS e dal TUB. Una definizione che apre in modo esplicito alla nuova generazione di operatori vigilati, in vista dell’ingresso sul mercato delle 114, la cui piena operatività è ormai imminente.
Una rappresentanza più aderente al mercato
Per riflettere in modo più coerente la composizione economica e strutturale del settore, è stata ricalibrata la suddivisione degli associati in tre fasce basate sul fatturato: la prima comprende le aziende con ricavi fino a 3 milioni di euro, la seconda quelle con fatturato compreso tra i 3 e i 35 milioni, e la terza quelle che superano i 35 milioni di euro. A ciascuna fascia corrisponde un diverso peso nell’esercizio del diritto di voto, in un sistema che tiene conto sia della numerosità delle imprese sia della loro rilevanza economica, senza però consentire a nessuna categoria di esercitare un controllo assoluto.
La revisione coinvolge anche il Consiglio Direttivo, che passa da 11 a 9 componenti: 8 membri eletti direttamente dalle tre fasce associative, secondo un criterio più proporzionale rispetto al passato, e il Presidente, che resta figura di sintesi e guida politica dell’Associazione. Una struttura più snella, pensata per favorire tempi decisionali più rapidi e un’azione più efficace.
Un cambiamento che già da tempo aleggiava nei corridoi di UNIREC, spinto dalla necessità di adattarsi a un mercato della gestione del credito in continua evoluzione. Un passaggio inevitabile per un’associazione che, nata nel 1998, oggi rappresenta in Italia quasi l’80% del comparto, con oltre 15 mila professionisti.
In occasione dell’Assemblea straordinaria, è stato approvato l’aggiornamento dello statuto, che introduce un nuovo assetto della governance: più inclusiva, più aderente alla struttura attuale del mercato e con un Consiglio Direttivo ridotto da 11 a 9 membri, per decisioni più snelle ed efficaci.
Il cuore della riforma: governance e criteri associativi
«Un intenso lavoro di confronto con la base associativa» – così Marcello Grimaldi, Presidente di UNIREC, ha descritto il percorso che ha portato alla revisione dello statuto – «per rappresentare in modo compatto e unitario il settore in tutta la sua complessità davanti alle istituzioni».
Il nuovo statuto chiarisce che possono diventare Soci ordinari tutte le imprese, o consorzi di imprese, in possesso di regolare titolo autorizzativo per la gestione e il recupero crediti, anche in sofferenza, secondo quanto previsto dal TULPS e dal TUB. Una definizione che apre in modo esplicito alla nuova generazione di operatori vigilati, in vista dell’ingresso sul mercato delle 114, la cui piena operatività è ormai imminente.
Una rappresentanza più aderente al mercato
Per riflettere in modo più coerente la composizione economica e strutturale del settore, è stata ricalibrata la suddivisione degli associati in tre fasce basate sul fatturato: la prima comprende le aziende con ricavi fino a 3 milioni di euro, la seconda quelle con fatturato compreso tra i 3 e i 35 milioni, e la terza quelle che superano i 35 milioni di euro. A ciascuna fascia corrisponde un diverso peso nell’esercizio del diritto di voto, in un sistema che tiene conto sia della numerosità delle imprese sia della loro rilevanza economica, senza però consentire a nessuna categoria di esercitare un controllo assoluto.
La revisione coinvolge anche il Consiglio Direttivo, che passa da 11 a 9 componenti: 8 membri eletti direttamente dalle tre fasce associative, secondo un criterio più proporzionale rispetto al passato, e il Presidente, che resta figura di sintesi e guida politica dell’Associazione. Una struttura più snella, pensata per favorire tempi decisionali più rapidi e un’azione più efficace.