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Npl, Intesa studia doppia cessione

Intesa Sanpaolo rompe gli indugi e valuta di imprimere una decisa accelerazione al programma di riduzione dei crediti deteriorati. L’istituto, che comunque negli ultimi due anni ha già ridotto lo stock di 11 miliardi senza oneri straordinari per gli azionisti, ha infatti avviato colloqui preliminari con Intrum Justitia, colosso scandinavo degli Npl, per la valorizzazione della piattaforma di servicing e la vendita di un portafoglio di Npl da circa 10 miliardi.

Nel dettaglio, ieri Intesa ha confermato di stare «considerando opzioni strategiche nell’attività di servicing di crediti deteriorati, comprendenti una cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza del gruppo, nell’ambito del prossimo piano di impresa», che sarà svelato in febbraio. Intrum, da parte sua, ha spiegato che sono in corso colloqui con Intesa «in merito all’acquisizione della piattaforma di servicing e di un portafoglio di Npl», precisando che queste discussioni «sono in una fase iniziale» e che rientrano «nel business quotidiano» della società.

Se per Intesa, che per bocca dell’a.d. Carlo Messina ha più volte rimarcato in questi mesi la validità del proprio modello di gestione interna degli Npl, l’operazione rappresenta di fatto una risposta alla crescente pressione del mercato per una rapida soluzione del problema Npl, l’istituto non intende comunque abdicare ai principi seguiti fino a oggi in questo genere di dossier: secondo quanto riferiscono fonti di mercato, infatti, la banca resta nettamente contraria a cessioni di portafogli a valori distanti da quelli di carico a bilancio. Linea di pensiero confermata implicitamente dalla stessa Intesa, che sempre ieri ha ribadito che ogni eventuale operazione non modificherà «l’impegno alla distribuzione di 3,4 miliardi di dividendi cash per l’esercizio 2017, che viene confermato», e quindi non potrà avere impatti significativi sul patrimonio. Intesa al momento ha un target di riduzione del rapporto tra Npl lordi e crediti totali al 10,5% entro il 2019 dal 12,8% di fine settembre, anche se Messina ha già annunciato l’intenzione di battere questo obiettivo. Non più tardi di ieri gli analisti di Mediobanca stimavano che per raggiungere un livello del 10% circa a fine 2019 Intesa dovrà vendere 11 miliardi di Npl.

Tornando all’operazione allo studio, per cui potrebbero essere in corsa, oltre a Intrum, anche altri pretendenti, è previsto il coinvolgimento della piattaforma di servicing operativa nell’ambito della “Capital light bank” di Intesa, che alcune indiscrezioni valutano circa mezzo miliardo di euro. Al momento l’ipotesi più concreta su questo fronte appare un accordo di partnership, mentre sembra meno probabile la cessione del 100% dell’attività. Per Intrum Justitia, d’altra parte, l’acquisizione sarebbe senza dubbio coerente con i piani di espansione in Italia resi espliciti negli ultimi mesi. Lo scorso settembre Antonella Pagano, managing director del gruppo nel nostro paese, aveva annunciato l’ambizione di diventare uno dei primi tre operatori sul mercato italiano «in 3-5 anni», puntando proprio sull’acquisizione di piattaforme bancarie, come del resto già avvenuto ad esempio in Spagna, dove Intrum ha rilevato Aktua dal Santander. In Italia Intrum Justitia può contare oggi, dopo il recente acquisto del servicer Caf, avvenuto in dicembre, su un team di circa 400 persone e su oltre 250 clienti attivi.


Autore: Paolo Paronetto
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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