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Banche venete, ultimo atto Pressing su Atlante per le sofferenze

Oggi i giochi saranno fatti: a Veneto Banca e Popolare di Vicenza alle 18.45 chiuderanno gli sportelli, aperti ancora una volta in orario straordinario per raccogliere le ultime adesioni all’offerta di transazione con i soci presunti truffati, ai quali è stato offerto un ristoro pari a circa il 15% del capitale investito (e bruciato). Poi si faranno i conti e si gireranno le risultanze alla Bce, per capire se i due istituti veneti abbiano almeno quel capitale minimo per accedere alla «ricapitalizzazione precauzionale», cioè al rafforzamento patrimoniale ad opera dello Stato, attingendo ai 20 miliardi del fondo salva risparmio del 22 dicembre.

Il peso dei contenziosi legali che potrebbero arrivare da parte dei soci, in gran parte piccoli risparmiatori, è tale da minare la stabilità della banca vicentina guidata da Fabrizio Viola e di quella di Montebelluna affidata a Cristiano Carrus, e per questo motivo le transazioni sono fondamentali. Per ottenere quante più adesioni possibili potrebbe essere annunciata oggi una proroga di qualche giorno rispetto alla scadenza di oggi. La quota di capitale oggetto della transazione dovrebbe essere arrivata vicina al 70%, meno dell’80% indicato dai due istituti. Fra i big, ieri ha aderito alla transazione con la Vicenza la Fondazione Banco di Sicilia (che ha titoli per 300 mila euro). Le fila, in ogni caso, saranno tirate martedì 28 quando i board stileranno il bilancio 2016, atteso in forte perdita per i maggiori accantonamenti sui crediti in sofferenza, cui aggiungere le riserve per le richieste di risarcimento non ritirate. Si parla di una necessità di capitale per 4,7-5 miliardi di euro.

Saranno questi numeri la base della valutazione della Vigilanza Unica di Danièle Nouy, secondo la scaletta indicata ieri a Bruxelles dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dell’incontro che ha avuto con la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, competente per i salvataggi bancari. Da Francoforte la risposta ai due istituti sull’ammontare del capitale necessario potrebbe arrivare forse già questa settimana. Qualora le banche vengano ammesse da Bruxelles alla ricapitalizzazione precauzionale 1,2 miliardi di bond subordinati saranno convertiti in nuove azioni e il Tesoro entrerebbe per il resto. Resta il nodo del Fondo Atlante, azionista al 99% dei due istituti. Data la diversità di vedute tra gli investitori del fondo Atlante 2 — che ha 1,7 miliardi — una soluzione di compromesso potrebbe essere quella che il fondo investa negli npl di Veneto Banca e Vicenza così da alleggerire i bilanci delle banche. L’alternativa è un investimento massiccio nell’aumento di capitale, così da restare in maggioranza, con il Tesoro secondo socio. Ma dipenderà dai capitali che Bce richiederà. Gli scenari restano incerti: ieri Standard & Poor’s ha ribadito il rating «stand alone» di Veneto Banca a un livello molto basso, «Ccc+», in quanto riflette la possibilità che le autorità di sorveglianza ritengano la banca «non più solvibile» e quindi soggetta alla risoluzione.


Autore: Fabrizio Massaro
Fonte:

Il Corriere della Sera

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