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Piano Mps: aumento fino a 5 miliardi, 2.600 esuberi e chiusura di 500 filiali. Conti in rosso nei 9 mesi

La riduzione dei costi, il focus sulla multicanalità e una divisione ad hoc dedicati ai crediti: per incrementare i flussi in entrata ma – questa volta – con un’attenta selezione alla porta. È così che il Monte dei Paschi conta di tornare all’utile: 1,1 miliardi nel 2019, come nelle previsioni della vigilia, è il target indicato dal nuovo piano industriale della banca approvato ieri dal cda in tarda serata dopo la presentazione da parte del ceo Marco Morelli.

Sempre ieri, il board ha approvato lo schema di cartolarizzazione a aumento, convocando l’assemblea dei soci per il 24 novembre prossimo a Siena: sul tavolo ci sarà una manovra «fino a un massimo di 5 miliardi», con l’aumento vero e proprio che dipenderà dalla risposta degli obbligazionisti alla proposta di riacquisto dei bond (che verrà determinata più avanti), comunque vincolata alla sottoscrizione di nuove azioni; ai soci verrà proposto anche l’ennesimo raggruppamento delle azioni (una per ogni cento) e sottoposta l’elezione del nuovo presidente, con il termine per depositare le candidature fissato a cinque giorni prima dell’assise.

I dettagli del piano
Ma torniamo al piano. Le comunicazioni della banca, centellinate in mattinata e completate dalle slide pubblicate proprio in concomitanza con l’avvio della presentazione con gli analisti alle 8,30, prevedono come si diceva anzitutto il ritorno all’utile nel 2018 (per il prossimo esercizio non si formulano previsioni) con una quota vicina al miliardo, da incrementare a 1,1 miliardi nel 2019. I ricavi sono previsti in aumento del 5% dai 4,3 miliardi del 2016 ai 4,5 del 2019, i costi operativi in calo dell’8% dai 2,4 ai 2,2 miliardi, le rettifiche sui crediti più che dimezzate da 1,5 a 0,5 miliardi e il Cet1 in miglioramento dall’11% al 13,5%.

La riduzione del costo del lavoro
Il piano industriale della banca senese prevede la riduzione del costo del lavoro del 9% a 1,5 miliardi di euro nel 2019. Il nuovo modello operativo prevede una maggiore efficienza attraverso la riduzione di circa 2.600 dipendenti (dagli attuali 25.200) e la chiusura di circa 500 filiali (su 2000).

I crediti deteriorati
Punto chiave, ovviamente, i crediti. Che saranno ripuliti di 28 miliardi di Npl cartolarizzati e vedranno l’aumento delle coperture sugli incagli oltre il 40%. Al tempo stesso, grazie alla creazione di una divisione ad hoc, la banca punta a portare lo stock dei crediti al retail dai 32 miliardi del 2016 ai 35,5 del 2019e quello delle Pmi da 13,2 a 16,2 miliardi; proseguirà, invece, il deleveraging sul segmento corporate (da 41,7 a 38,3 miliardi), per un ammontare complessivo degli impieghi in aumento da 97,6 a 99,9 miliardi. Novità di ieri, Icbpi ha presentato un’offerta da 520 milioni per i servizi di pagamento elettronici: l’operazione verrà trattata in eslusiva fino al 31 dicembre.

Rosso di 849 milioni nei primi nove mesi
Sempre ieri il cda ha approvato i conti dei primi nove mesi con un rosso a sorpresa di 849 milioni dopo la decisione di rettificare nel terzo trimestre 750 milioni di crediti classificati come inadempienze probabili. I ricavi calano a 3.417,5 milioni (-16,6%) rispetto allo stesso periodo del 2015. Il margine di interesse, pari a 1.519 milioni, cala dell’11,6; le rettifiche su crediti pari a 2.020 milioni aumentano del 43%, gli oneri operativi ammontano a 1.929 milioni in calo dell’1,9%. Gli impieghi calano a 105 miliardi (-6,8%), la raccolta diretta e’ di 105 miliardi. Il Cet1 ratio cala all’11,49% dal 12,11% di giugno per effetto della perdita di periodo parzialmente compensata dalla riduzione delle rwa (attività ponderate per il rischio).


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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