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Banche: Berenberg, in Europa ci vuole un forte stress test

La qualità dei dati è fondamentale. Per il secondo anno consecutivo Berenberg ha trascorso una giornata a Milano alla conferenza Imn Npl. Molti dei temi discussi lo scorso anno hanno prevalso anche quest’anno, con una particolare attenzione alla qualità dei dati e alla proposta di addendum della Bce sui non performing loans. “Ciò che è chiaro è che la pressione normativa per ridurre i crediti deteriorati sta aumentando e crediamo ci siano ancora significative perdite ulteriori sui prestiti da cristallizzare che potrebbero richiedere un’ulteriore raccolta di capitale da parte delle banche italiane”, avvertono gli analisti di Berenberg che, quindi, preferiscono quelle banche dove c’è una maggior certezza sui valori degli asset, ovvero Unicredit  (rating buy e target price a 16 euro) e Credito Emiliano  (rating hold e target price a 6,40 euro).

A detta del broker il problema degli Npl rimane considerevole. Alcuni partecipanti alla conferenza Imn Npl hanno indicato il nuovo flusso di Npl in calo rispetto ai livelli pre-crisi come prova che l’Italia è sulla strada giusta, invece “noi rimaniamo preoccupati per lo stock di Npl. Secondo l’ultimo rapporto, questo ammonta a 349 miliardi di euro, il 17,3% dei prestiti in essere a fine 2016. Al netto degli accantonamenti, ammonta a 173 miliardi di euro, il 9,4% dei prestiti in essere. Le azioni specifiche delle banche promosse quest’anno, come la transazione Fino di Unicredit , stanno aiutando a ridurre lo stock di Npl. Considerando, però, la pressione normativa per ridurlo, crediamo ci siano ancora significative perdite addizionali di prestiti da cristallizzare che potrebbero richiedere un’ulteriore raccolta di capitale da parte delle banche italiane”, ribadiscono gli esperti della banca d’affari.

Ma c’è un proiettile d’argento? Molti partecipanti alla conferenza hanno spiegato che non vi è alcun proiettile d’argento riguardo al problema dei non performing loans in Italia. “Non siamo d’accordo. Mentre alcuni hanno osservato che l’introduzione dello schema di garanzia pubblica, Gacs, e di altre riforme consentiranno all’Italia di affrontare col tempo il problema, crediamo che le esperienze di Giappone e Stati Uniti mostrino la strada che c’è davanti. In entrambi i casi, le autorità hanno effettuato un esame dettagliato dei bilanci delle banche e le ha forzate a svalutare i loro asset”.

Fondamentalmente, spiegano gli analisti di Berenberg, “le autorità hanno fornito loro adeguate misure di sicurezza, i cosiddetti capital backstop. Ciò ha dato agli investitori la certezza dei valori degli asset. Questo non è successo in Europa e l’elemento mancante è stato proprio il capital backstop. Quello che deve accadere in Europa è un forte stress test con un capital backstop credibile. Ciò consentirebbe alle banche, comprese le banche italiane, di svalutare i loro asset e infine di affrontare i loro problemi di qualità del credito”, suggeriscono gli analisti di Berenberg.

Un altro argomento che è stato menzionato numerose volte è stato quello della qualità dei dati. Certo, sta migliorando, ma c’è ancora spazio per significativi miglioramenti: un partecipante alla conferenza ha notato le grandi discrepanze tra banche nella qualità dei dati. Per gli istituti di credito per ottenere il miglior prezzo per i propri Npl, è necessario avere dati di buona qualità che i potenziali acquirenti possono poi analizzare. Senza questo, gli acquirenti si assumono dei rischi, rendendo gli Npl meno cari. Inoltre, è necessaria, secondo Berenberg, una buona qualità dei dati per utilizzare lo schema della Gacs.

Uno schema, quest’ultimo, che è stato utile per consentire alle banche di cartolarizzare gli Npl, in quanto fornisce una garanzia pubblica per le tranche senior. A oggi sono state emesse tre Gacs, con altre in corso di esecuzione. Tuttavia, “sono necessari dati di buona qualità per permettere alle agenzie di rating di emettere rating investment grade per le tranche senior. Ad esempio, della Banca Popolare di Bari, la prima a utilizzare la Gacs, ha impiegato 10 mesi dall’idea al completamento dell’operazione”, fanno presente alla banca d’affari.

Senza contare l’addendum della Bce che crea incertezza in un mercato altrettanto incerto. In pratica, propone che le esposizioni che diventeranno non performing dal 1 gennaio 2018 vengano completamente coperte dopo un determinato periodo. Più specificamente, le banche dovrebbe fornire una copertura completa per la parte non garantita dei nuovi Npl dopo due anni e per la parte garantita dopo sette anni. Inoltre la Bce prevede di presentare ulteriori misure per affrontare l’attuale stock di Npl entro la fine del primo trimestre 2018.

“Come abbiamo delineato sopra, riteniamo che lo stock di Npl sia il vero problema e considerando lo stock di Npl in Italia, crediamo che le banche italiane sembrino particolarmente vulnerabili”, concludono gli analisti di Berenberg che preferiscono mantenere un rating sell su Banco Bpm  (target price a 2,20 euro), Intesa Sanpaolo  (target price a 1,80 euro) e Ubi Banca  (target price a 2 euro).


Autore: francesca gerosa
Fonte:

milano finanza

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