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Atlante porta in Bce il «dossier venete»

Da una parte gli uomini della Vigilanza europea, guidati da Danièle Nouy. Dall’altra il numero uno di Atlante, Alessandro Penati, azionista unico di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sul tavolo, la road map per la ristrutturazione delle due ex banche popolari venete.
A quanto risulta al Sole 24Ore, ieri mattina il vertice del fondo italiano salva-banche ha incontrato gli ispettori della Bce. Un appuntamento, secondo quanto trapela da fonti vicine alle banche interessate, che sarebbe servito a Penati a condividere con la Vigilanza le linee guida in vista della messa in sicurezza dei due istituti. Ma che è stato utile per fare anche il punto sullo stato di salute delle due banche, e i miglioramenti registrati negli ultimi mesi sia sul fronte della pulizia di bilanci che sulla liquidità.
Certo che il mantra, per Francoforte come per Atlante, è fare presto. «Bce è chiara: non vuole zombie banks», ha detto nei giorni scorsi lo stesso Penati nel corso di un convegno all’Università Cattolica. Ecco perché non è da escludere che, in questo quadro, nonostante le rassicurazioni formali dei vertici della Banca centrale europea, Francoforte stia valutando possibili correzioni al rialzo dei requisiti patrimoniali minimi di alcune banche.
Tutto si capirà meglio a fine anno , quando verranno comunicati i nuovi requisiti di capitale previsti dallo Srep, il processo di revisione prudenziale avviato annualmente dalla Vigilanza. D’altra parte è evidente che il rilancio di Popolare Vicenza e Veneto Banca non può essere realizzato in una manciata di settimane. Occorre tempo.
È su questo sottile crinale che si gioca la partita delle due banche. Penati ieri avrebbe stilato le tappe della road map in vista del riassetto.
L’urgenza è rappresentata ovviamente dalla messa in sicurezza dei due istituti, processo che non può prescindere dalla riduzione dei costi. Il rapporto tra costi e ricavi delle due venete è giudicato insostenibile. «Una è al 103% e dell’altra al 97%. Non so cosa dire: una banca con quel cost/income ratio non può reggere», aveva aggiunto lo stesso numero uno di Atlante.
In questo quadro non è da escludere la cessione di attività non core delle due banche. Il vertice di Atlante avrebbe poi ribadito a Bce il proprio impegno sul fronte degli accantonamenti rispetto alle possibili cause legali.
A quel punto, una volta ripulite e rimesse sul sentiero della redditività, le due banche potrebbero diventare appetibili agli occhi degli investitori. Quale sia poi il destino finale, resta ancora da decidere, anche se la fusione rimane una delle strade più realistiche, viste le sinergie possibili.
Nelle prossime settimane si capirà meglio l’esito del vertice di ieri. Certo è che Penati, che sta seguendo in prima persona il dossier, sembra godere della piena fiducia di Francoforte. Nei mesi scorsi, lo stesso membro del board dell’Ssm, Ignazio Angeloni, nel corso di un’audizione tenuta al Senato lo scorso maggio, aveva sottolineato che «il vertice della società di gestione del fondo (Atlante, ndr) dovrà ricoprire, quale azionista, un ruolo cruciale nel rafforzamento della governance e dei controlli interni delle banche in questione», ovvero Popolare Vicenza e Veneto Banca. «Nei limiti del nostro mandato di vigilanza, seguiremo e sosterremo la loro azione».


Autore: Luca Davi, Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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